– L‘antico detto per intendere abbondanza e carestia è la prima cosa che salta in mente alla notizia che, con il Liceo Sportivo Internazionale, Amatrice e l’Italia si pongono all’avanguardia in Europa. Si sa che lo sport è una grande straordinaria risorsa, che se c’è una emergenza, palazzetti e campi sportivi sono le prime strutture atte a risolvere i problemi, che l’educazione e la prevenzione salute passano proprio per la pratica anche teorica delle discipline sportive e la conoscenza, nonché i rispetto delle regole che le nobilitano. E allora? Allora il problema è che poi non portiamo fino in fondo le nostre felici intuizioni. Le nostre straordinarie idee finiscono per divenire velleitarie e demagogiche a fronte dei piaceri proibiti dell’inedia e della demenzialità consapevole del compromesso, del rinvio sine die di una vera totale introduzione dell’educazione fisica e dello sport nella scuola, a partire dalle materne, sino alla conclusione degli studi universitari. Le rivoluzioni ottocento-novecentesche di Francesco De Sanctis e Maria Montessori rimangono tuttora velleitarismi e bestemmie, scomodi problemi da risolvere, questioni meramente burocratico-finanziarie per molti filosofi della cultura obesa, con tanti saluti alla salute, fisica e mentale della collettività. Bisogna capire che la fase sperimentale non può essere eterna e che le “medaglie” non faranno primavera, sintantoché tutti gli italiani, nessuno escluso, non siano messi in condizione di fare attività motoria. Allora, la prospettiva professionale di diplomati e laureati in sport, in tutte le declinazioni possibili, avranno davvero una seria prospettiva di lavoro e di utilità nella nostra società civile.