IERI HO FATTO UN GIRO NEL PURGATORIO DEL FORO ITALICO E POSSO CONFERMARE CHE QUELLO CHE APPARE INVEROSIMILE NELLE FOTO DI REPERTORIO E’ ALQUANTO PEGGIORE NELLA REALTA’. Il muschio sulle statue si è esteso e ispessito con tonalità dal verde, al bruno, al nero, che spiccano sull’opacizzato e qua e la ingrigito marmo di Carrara. Le mutilazioni sono diverse e riguardano un avambraccio, dita e attributi virili. La Casa delle Armi sembra in restauro: in realtà ci si vergogna del suo stato e la si sta “incartando” in vista degli Internazionali di Tennis. Sul Lungotevere , l’Ostello, in prossimità della Piscina Olimpica, offre addirittura riparo ad un grande alloggio in cartoni da imballo per qualche barbone ormai stanziale, suppongo almeno fino al Sette Colli di Nuoto. Il mosaico policromo sul Viale delle Olimpiadi ha perso altre tessere e sul percorso per la Fontana della Sfera ci si imbatte in un imbarazzante e ingombrante tappo in cemento e terra rossa, un campo aggiuntivo per il gioco del tennis, che sbigottisce e denota l’arroganza del manufatto provvisorio/definitivo. Questa sorpresa si aggiunge al già pesante “percorso di guerra” in cancellate, divisori e sbarramenti, per proteggere gli umani dai tifosi violenti e che nella Roma di duemila anni fa non erano nemmeno a protezione delle dimore imperiali sul Palatino, ma nei sotterranei del Colosseo, per proteggere finanche … le fiere dalla pericolosità degli ultras del “pollice verso” e farle arrivare vive nell’arena. Nel fare foto alle statue, forse per la prima volta nella veste di visitatore-turista e non del frequentatore abituale, mi sono reso conto che i tralicci per la copertura dell’Olimpico stravolgono pesantemente l’armonia naturale e voluta dello scenario: diciamo pure che impattano come una ferita orribile su di un corpo bellissimo, inferta deliberatamente nel 1990, in nome della supremazia del calcio mondiale sulla sacralità dei luoghi olimpici. Ma, nonostante tutto, la foto d’assieme del Foro, che ho scattato dallo Stadio dei Marmi, conferma la stupenda intuizione tricolore che avevano avuto Ricci, Del Debbio, Moretti… , come l’aveva avuta Dante, appunto nel XXX Canto del Purgatorio, nella Divina Commedia, quando, apparendogli Beatrice, scrisse : “ sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto vestita di color fiamma viva”. (Il dipinto con Dante e Beatrice è di Carl Wilhelm Friederich Oesterly – 1875).
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