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Pomezia/‘Violenza di genere’, scuola e istituzioni insieme per “dare voce al silenzio”

Oltre 600 studenti della scuola secondaria di secondo grado hanno partecipato al convegno organizzato a Pomezia dall’Istituto scolastico “Via Copernico” e dall’Associazione “Grande Pomezia”. Presente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin

di Antonio De Angelis

Il mondo della scuola e le Istituzioni devono lavorare insieme per vincere contro la “violenza di genere” e abbattere il muro del silenzio che, nella maggior parte dei casi, protegge il comportamento violento nei confronti delle donne.
Con questo obiettivo l’Istituto scolastico “Via Copernico” di Pomezia e l’Associazione “Grande Pomezia”, in collaborazione con altri sei Istituti secondari di secondo grado di Ostia, Pomezia e Anzio hanno organizzato un convegno coinvolgendo oltre 600 studenti.
Dall’incontro, intitolato “Dai voce al suo silenzio”, sono emersi numerosi spunti di riflessione e concrete indicazioni sulle iniziative che occorre mettere in campo per dire basta a fenomeni aberranti come il femminicidio e i crimini domestici.

A parlarne, in una sala stracolma, sono stati esponenti della politica e delle istituzioni, come il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rappresentanti delle forze dell’ordine, come il questore di Brindisi Maurizio Masciopinto, della magistratura, presenti il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, Francesco Prete e il giudice e drammaturgo Gennaro Francione, ma anche esponenti del mondo religioso, come la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello e della società, nella persona di Fabrizio Cicchini, presidente della Casa famiglia “Chiara e Francesca”, che opera nell’area di Torvajanica, vicino Roma.
Una testimonianza forte, vibrante e intensa per la sua carica emotiva è giunta da Lucia Annibali, l’avvocatessa di Urbino sfregiata nel 2013 con l’acido e diventata il simbolo di tutte le donne vittime di questo tipo di violenza.

Gli studenti hanno ascoltato con grande interesse e partecipazione tutti gli interventi, a dimostrazione che, come ha detto in apertura Andrea Ruggeri, fondatore dell’Associazione “Grande Pomezia”, “la strada che stiamo percorrendo, per sensibilizzare le nuove generazioni verso tematiche così importanti per la nostra società, è quella giusta”.
Violenza di genere e rispetto della donna. Non si può tacere, far finta di niente. “Esiste un chiaro squilibrio tra i due sessi – ha sottolineato Angela Gadaleta, direttore scolastico dell’Istituto “Via Copernico” – e con questo convegno abbiamo voluto offrire un momento di informazione, far conoscere ad esempio le attività che le forze dell’ordine sviluppano per contrastare la violenza contro le donne. La scuola, in questo caso, è il luogo per eccellenza dove promuovere la difesa dei diritti umani e rafforzare i comportamenti civili”.

Un ruolo decisivo, pertanto, quello della scuola, nella consapevolezza, però, che l’impegno dei docenti debba essere accompagnato da quello delle famiglie degli studenti.
E nessuno, in questa battaglia contro la violenza di genere può e deve essere lasciato solo. Lo ha ribadito anche il ministro Lorenzin: “Bisogna imparare a difendersi e le istituzioni sono chiamate a fare la loro parte, a stare vicino a chi subisce questi soprusi. C’è un dato allarmante: ogni giorno, in Italia, più di una donna viene uccisa dal proprio fidanzato, dal proprio marito o dal proprio compagno. E’ una guerra. Ecco perché è fondamentale l’esempio personale per cambiare davvero le cose”. Quindi “svelare i violenti e imparare ognuno di noi, nella nostra piccola vita quotidiana, a dare il nostro contributo”.

“La violenza è una malattia – ha proseguito Lorenzin – e si può guarire. Quando in un nucleo familiare c’è una persona violenta gli altri se ne devono andare, perché l’omicidio è l’ultimo atto, ma quante violenze psicologiche o fisiche si subiscono ogni giorno? Allora bisogna avere il coraggio di staccarsi e dall’altra parte la persona violenta va aiutata perché può guarire. Il lavoro da fare è anche questo: non lasciare sole le famiglie in cui accadono questi fenomeni”.
La vittima deve essere messa nella condizione ideale per denunciare gli abusi ed è per questo, ha sostenuto il procuratore capo Prete, che “è necessario creare una rete tra forze dell’ordine, amministrazioni locali e strutture sanitarie che permetta alle donne in difficoltà di sapere a chi rivolgersi. La collettività, inoltre, deve emarginare i protagonisti di questi atti violenti. Dal 15 giugno prossimo sarà pertanto operativo un protocollo sul territorio di competenza della Asl Roma 6 che permetterà di sviluppare un sistema di tutela e di prevenzione del crimine”.

A rimarcare la necessità da parte della donna di sviluppare una coscienza forte per rompere il muro del silenzio è stata la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, la quale, nel ricordare che “diversità non significa sottomissione dell’altro”, ha sottolineato che “le leggi servono a poco se non c’è il coraggio della denuncia”.
Un coraggio che “giornate come questa aiutano a trovare, perchè offrono stimoli e informazioni preziose” ha commentato Lucia Annibali, che oggi collabora con il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. Responsabilità e scelta, per la Annibali, sono due parole chiave, necessarie “per essere se stessi e aiutare gli altri, perchè le leggi sono utili ma poi è l’essere umano a fare la differenza. Combattere la violenza si può – ha continuato – anche se è complicato. Per questo dobbiamo trasformarci in contenitori pieni di gesti positivi e con una forte personalità”.
Due studentesse hanno chiesto come ha fatto a riprendersi a livello emotivo dopo l’aggressione subita e da chi è stata aiutata. “Si deve superare il senso di colpa e la corresponsabilità di quanto accaduto” ha risposto la Annibali, aggiungendo che in questi casi “la colpa è sempre di chi commette simili gesti. Devo ringraziare i medici, ma ho dovuto trovare le energie migliori soprattutto in me stessa”.

Il giudice Francione, che ha ricordato la propria esperienza da magistrato, ha espresso la necessità di organizzare ulteriori iniziative insieme agli studenti; mentre Cicchini si è soffermato sulle storie dei giovani che arrivano nella Casa Famiglia “Chiara e Francesco” da lui gestita e lo ha fatto attraverso dei contributi audio e video molto forti, che hanno permesso ai ragazzi in sala di comprendere l’utilità di una corretta informazione per diventare adulti responsabili.

In collegamento via skype con la Questura di Brindisi è poi intervenuto il questore Maurizio Masciopinto ed è stato presentato il video della campagna di comunicazione realizzato dalla Questura e che ha rivelato un dato agghiacciante: nel 2016 sono state 120 le donne uccise e 1400 quelle che hanno subito violenza.
Subito dopo è stato proiettato il cortometraggio intitolato “Acquapura”, vincitore della prima edizione del Premio “Palmina Martinelli”, istituito per ricordare la giovane brindisina che nel 1982, all’età di 14 anni, fu uccisa dal proprio fidanzato perché rifiutò di prostituirsi. A realizzarlo è stato il Liceo Classico di Brindisi “Benedetto Marzolla”.

Nel corso del convegno, presentato dalla conduttrice televisiva e radiofonica Rossella Brescia, ci sono stati spazi riservati a performance musicali, teatrali e cinematografiche.
Si è esibito il giovane rapper Piergiorgio Grosso (alias Grossover) e particolarmente emozionante è stata la rappresentazione teatrale del Gruppo “Artisti per caso e per diletto” diretto dalla professoressa Nicoletta Martuccio, dell’istituto “Via Copernico”, che ha messo in scena la storia di una coppia che dall’amore precipita nel dolore della violenza verso la donna.
Il Laboratorio integrato nella lingua dei segni ha proposto la cover di Ermal Meta “Vietato Morire”, mentre l’Associazione “Il sorriso di Arianna”, presieduta da Manuela Emili e dedicata a una giovane vittima del terremoto del centro Italia dello scorso agosto, ha illustrato un fumetto intitolato “Alive”.

I lavori sono stati chiusi dalla presidente dell’Associazione “Grande Pomezia”, Costanza Cicero. Un intervento molto apprezzato il suo, durante il quale ha ringraziato le autorità, gli ospiti e i genitori degli studenti presenti in sala. Toccante il passaggio in ricordo del generale Luigi Ramponi, tra i primi sostenitori dell’Associazione “Grande Pomezia”, venuto a mancare alcune settimane fa. La Cicero ha infine sottolineato l’importanza dell’adesione alla manifestazione da parte degli imprenditori locali, rimandando alle future iniziative in programma su temi sempre di grande attualità.

Antonio De Angelis

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