Ecco che la nevicata su Roma ci ricollega non solo idealmente al presente di Pyeongchang, dove i Giochi Olimpici Invernali si sono svolti all’insegna della pace e delle medaglie . Ieri, nella Città Eterna, si è puntualmente ripetuto il rito di ringraziamento, non tanto e non solo per i dieci podi olimpici azzurri in Corea, quanto per il significativo miracolo della neve, tanto quanto capita per quello di Santa Maria Maggiore, che ogni anno ricorda la nevicata del 5 agosto dell’anno 352, un evento che ci induce a pensare che davvero non ci sono limiti alla divina provvidenza , anche quando il caldo è eccessivo, ma anche per via di fenomeni naturali , come le conseguenze di eruzioni vulcaniche o l’impatto con meteoriti, tant’è che, proprio per questo, interi cicli della vita sulla terra sono stati drasticamente annullati. A questo punto, voi mi chiederete, ma cosa centra tutto questo con la giornata di ieri all’insegna del bianco, che pur ci ha ricordato quella storica del 1939, ma soprattutto il piacevole delirio del 1956, quello narrato in modo impareggiabile, emotivo da Mia Martini ? Centra, centra, perché mentre migliaia di alberi rovinavano nei parchi e sulle strade disseminate di buche della Capitale , creando scenari di guerra, mentre folle di disperati orfani di treni, aerei, bus, taxi rimanevano tra l’incudine dell’attesa e il martello di improbabili annunci , altri umani, quelli che associano la neve all’aspetto ludico della vita, quelli erano transumanti verso i luoghi ideali dei Giochi, degli Agoni, dei Ludi, del “panem et circenses” , delle adunate di popolo intorno ai “barberi” prima della partenza o quelle del “Ventennio”. E mi riferisco al Circo Massimo, a Piazza Navona (Stadio di Domiziano), al Colosseo, a Piazza del Popolo, allo Stadio dei Marmi, perché per un giorno è spontaneamente esplosa con tutta la sua gioiosa energia la socialità del gioco di tradizione, di strada, dello sport veramente per tutti, quello che con un pezzo di plastica sotto le terga ti fa provare l’ebbrezza della libertà, di scendere vertiginosamente verso i confini del bianco miraggio, puntualmente svanito con il levarsi alto del sole.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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