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PRIMO NEBIOLO
(29 MARZO 2015) Non nascondo che più va avanti la campagna promozionale per la fiction su Mennea (ieri Tognazzi era anche a Sofia) più ho la sensazione che si vada aprendo un enorme orribile “buco nero”, in grado di inghiottire tutta la storia reale della nostra atletica o ancora di più del nostro sport. Questa sera inizierà la rappresentazione che nell’arco di quarantottore farà strame di un periodo fondamentale della FIDAL e dell’atletica italiana con le sue molte luci e qualche ombra. Poi, dovremo chiederci chi era veramente il cattivissimo, intrigante e perverso dottor Masi e qualcuno ha già anticipato la risposta: nel personaggio Masi (uno dei pochi nomi di fantasia della fiction sulla Freccia del Sud) si sintetizza la Federazione di quel periodo, quindi ostile e contro, salvo sfruttare Pietro a successo conclamato. Se fosse così e così appare dalla fiction, io non potrei più identificarmi con quella Federazione e con quel Mennea. Eppure, dalla parte di Masi, ovvero in Federazione, c’erano fior di personaggi che avrebbero fatto la gioia del più fantasioso e creativo degli scrittori, magari uno come Emilio Salgari, piuttosto che Edmondo De Amicis. Io non mi dimentico che al vertice tecnico della Fidal nel 1969, per gli uomini, c’era Sandro Calvesi (eletto consigliere passò ad altro ruolo sino al 1972) quindi i suoi successori Commissari Tecnici, come Marcello Pagani, “ircocervo” tra politica e sport (1970) il prof. Bruno Cacchi pragmatico del mezzofondo (1971 – 1974) e l’estroverso Enzo Rossi (1975 – 1988) che hanno lasciato il segno e firmato successi indelebili e straordinari dell’atletica e dello sport italiano. Primo Nebiolo, una sorta di Sandokan, che ha sbaragliato l’ipoteca coloniale anglosassone sull’atletica internazionale, con una squadra di dirigenti di primissimo ordine, frutto dello storico “Movimento di Rinnovamento” per l’atletica tra il 1966 e il 1969, stanno tutti precipitando nel “BUCO NERO”. Forse qualcuno si è ispirato alla “proprietà” commutativa”, ovvero che “la somma d tre o più addendi non cambia se al posto di alcuni di essi si sostituisce la loro somma”, magari sintetizzando il tutto nella cifra di 19.72, ma come si suol dire “la matematica non è una opinione” e tanto meno in grado di sostituirsi con le proprie formule a quanto rende gli uomini “umani”, con le loro bugie, ma sopratutto con le loro verità. Per quanto riguarda l’intervista di Valerio Piccioni a Franco Mascolo, pubblicata ieri da La Gazzetta dello Sport, posso confermare l’interessamento del prof. RUGGERO LATTANZIO, come dell’AICS, per Pietro sin dal 1968. Lui era Presidente dell’AVIS Barletta e mi segnalo’ il ragazzo tramite un altro medico, Oberdan Laforgia, mio presidente di Bari. Eravamo solo all’inizio di una lunghissima avvincente storia che poi mi ha coinvolto anche da consigliere di presidenza FIDAL dal 1969 al 1988. Credo di saperne davvero molto della vicenda di Mennea per tutto l’arco della sua carriera sportiva.
I suoi primi anni sono stati terribili, perché Pietro viveva da separato in casa: aiutato dalla Federazione, ma rifiutato da Vittori, sino alla sua imposizione in squadra da parte del Presidente, Primo Nebiolo, durante gli Europei di Helsinki 1971. Da quel momento si determinò l’ammissione di Pietro nel clan della velocità azzurra… È per questo e tante altre non verità e stravolgimenti che sono rimasto stordito dalla anteprima della “Fiction” al CONI. Che senso ha ignorare clamorosamente il ruolo avuto da Nebiolo e attribuire al “misterioso ” dirigente Masi il ” licenziamento ” di Vittori, prima di Montreal ’76 e l’idea di impedire a Mennea la partecipazione alle Universiadi e quindi il tentativo di record del mondo a Città del Messico, cosa sognata proprio da Nebiolo Presidente FISU sin dal 1975… Il fatto che Mennea chiedesse aiuto a Lattanzio per riparare il problema muscolare era quindi la cosa più ovvia. Voglio ricordare che quell’ anno a Barletta si bruciarono i tempi e fu costruita la pista di atletica, dove in un meeting preolimpico fu l’AICS con la FIDAL (Enzo Rossi ) a organizzare il tentativo sui 150 metri che andò a buon fine con il record del mondo. Il quella occasione i barlettani buttarono giù il muro di cinta dello Stadio Comunale e rischiarono di far crollare la copertura della Tribuna, per quanti vi erano saliti sopra. In quella occasione fu organizzato l’ importante Convegno “Sport e Mezzogiorno”, cui era presente lo stesso Nebiolo e per il quale Mario Gismondi (Direttore del Corriere dello Sport) scriveva di Mennea: “Non è tanto importante quello che ha fatto, quanto quello che farà fare”.
Ruggero Alcanterini

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