Ma lasciamo perdere i convenevoli. I talebani minacciano, danno i tempi, menano… Ringhiano sul rispetto della “dead line”, per l’evacuazione degli occidentali, il 31 agosto. E dall’altra parte Biden sembra davvero preoccupato di dover rispettare il termine concordato nella famosa trattativa unilaterale di DOHA, da cui tutto deriva. I Talebani affermano di voler procedere alla costituzione di un Governo soltanto dopo la dipartita delle forze NATO dislocate all’Aeroporto di Kabul… Ma, scusate, indipendentemente dagli ipotetici aggiustamenti con questo o quello, magari con l’ex Presidente Hamid Karzai, il ventilato Governo Talebano sarebbe soltanto di mera occupazione, frutto dell’accordo sottoscritto con Trump e onorato da Biden. Una pura svendita, cui è seguita per conseguenza la smobilitazione dell’esercito e del Governo regolari dell’Afghanistan. Ma i Talebani sono occupanti armati, palesemente non desiderati dalla popolazione, che mai sarà più chiamata ad esprimere un voto in merito. Insomma, le lacrime da coccodrillo del Presidente in carica e le rampogne dell’Ex, Biden e Trump, sono per la forma, ma assolutamente non per la sostanza, che consegna il tutto in un pacco, lasciando che la Repubblica si trasformi in Califfato, con tanto di cambio di bandiera. Quel che sta capitando, con un vero e proprio salto all’indietro nel buio di un ritorno al medioevo, era implicito per contratto, tra i contraenti. Domani il G7 e poi il G20 saranno chiamati a metterci una o più pezze… Ma lasciamo perdere. Quello attuale sembra un film già visto, dopo la Prima e la Seconda Guerra, quando le Conferenze che ne seguirono aprirono ferite territoriali ed etniche in nome delle ideologie e del “Guai ai vinti!”, di cui ancora paghiamo le conseguenze, salvo la riunificazione delle Germania, avvenuta soltanto nel 1990, dopo il crollo del Muro, del Comunismo e dell’URSS. Agli antichi sfaceli, adesso se ne aggiungeranno degli altri ben più pesanti e complessi, perché la componente integralista su base religiosa comporta anche pesanti conseguenze per la condizione e i diritti per una parte fondamentale dell’umanità, quella delle donne, cosa che nel mondo globalizzato del terzo millennio diventa un vulnus inaccettabile per l’intera collettività.