Altro che quote da cento in su, finestre aperte e socchiuse, esodi precoci, pensioni facili e reddito per tutti tra lavoro se vuoi e cittadinanza a gogo… Navigator o non navigator, centri d’impiego come isole perdute, bonus per iban ed iban per bonus, dal 2018 abbiamo “tritovagliato” una quantità inusitata di miliardi, lasciando a becco asciutto proprio quelli che la pensione se la sono sudata in tempi andati, che sono divenuti fragili e che, prima di essere falciati dal COVID, sono stati annichiliti dal cambio tra lira ed euro. Cambio che sarà pure servito alla causa generale, ma che a loro li ha derubati del cinquanta per cento del valore degli stessi risparmi ed ancora aspettano che qualcuno si ricordi di quel trauma, dopo venti anni di sostanziale pietrificazione degli assegni INPS. Adesso che infuria la battaglia sulle trincee del PNRR e volano di nuovo proposte con una escursione di miliardi senza remore, si avverte quasi una vocina, un flebile annuncio, che prospetta un adeguamento ISTAT medio di 25 euro mensili per le minime e le basse, mentre è già iniziato il cannoneggiamento delle bollette e del rialzo dei prezzi in generale, come risposta cinica e maligna di chi fornisce energia inquinando ed ora teme che la transizione ecologica gli tagli le ali. Insomma, sempre peggio.
Eppure, basterebbe un po’ di buon senso per capire che non basta elargire danaro a pioggia e mandare in prematura vacanza chi il lavoro ce lo ha, per generare nuove opportunità occupazionali. Il vero problema da risolvere è quello di una strategia generale, che tenga conto del cambiamento e non solo del “digitale”, che occorrono oggettività e pianificazioni, orientamento e formazione, vera giustizia sociale. Come per lo sport, per gli “over”, gli anziani ultrasettantenni pensionati, occorrerebbe un Ministero dedicato, tal quale quello per il Lavoro, che di loro non si occupa. Stiamo ragionando su circa sette milioni di cittadini che vengono progressivamente emarginati e privati di diritti fondamentali, proprio nel momento del bisogno. E allora? Allora occorre un un guizzo, una impennata d’onestà intellettuale per cambiare atteggiamento. Del resto basterebbero la progressività di un adeguamento legato all’età ed al principio della dignità, quindi ad una forma di defiscalizzazione delle pensioni ed alla costituzione di un fondo nazionale di garanzia assicurativa e bancaria, per restituire con la serenità parte di quello che gli anziani hanno dato e continuano ancora a dare, con la loro presenza comunque attiva nel Bel Paese.