Se ci pensate bene, il lavoro è come la ragione: non basta volerlo, ma occorre che qualcuno te lo dia. Dunque, se la nostra Costituzione si basa sul diritto al lavoro e magari poi alla pensione, viene spontaneo pensare che chi governa debba avere capacità e coraggio per garantirlo ai cittadini, come il diritto alla salute e all’istruzione, quindi in definitiva alla felicità, compresa quella di praticare lo sport.
Ma allora, …perché tutto è così complicato, perché deve intervenire il Papa per ricordare una realtà fatta di iniquità fraudolente?
Che la corruzione rischia di fare della politica e della pubblica amministrazione un problema piuttosto che un vantaggio?
I migranti sono stati indicati – sempre da Papa Francesco – come simbolo della lotta per il diritto di sperare.
Tutto questo accadeva ieri, mentre a Barcellona si verificava una “sisma” continentale, cui non bastano le scale di Mercalli e Richter per misurarne la portata, ma la cui sostanza – fatta di paradossali contraddizioni tra i poteri centrali e periferici, tra stili e comportamenti incompatibili – genera, con la fenomenale vicenda ispano-catalana, la esemplificativa metafora della legge e dell’inganno, dell’apparire e del fare, della oggettiva difficoltà di stare insieme separati in Europa.
Ma tornando al lavoro inteso come dignità e quindi come una benedizione di Dio, ieri, allo Stadio Dall’ara di Bologna, Francesco ha parlato con determinazione, riempiendo prato e spalti, all’ombra dell’imponente Torre di Maratona, di quello che fu il primo vero impianto sportivo d’epoca moderna in Italia.
Il 12 giugno 1925 fu posata la prima pietra dell’edificio, allora Stadio Littoriale, voluto da Leandro Arpinati, vicesegretario del Partito Nazionale Fascista e in seguito podestà di Bologna e presidente della FIGC, nonché del CONI.
Accanto allo Stadio si cantierizzarono due piscine: una scoperta da 50 m x 30 m, e una più piccola coperta (la prima in Italia). Il progetto del grande complesso polisportivo era dell’ingegner Umberto Costanzini e dell’architetto Giulio Ulisse Arata. Il 29 ottobre 1926 venne la data di “fine lavori”, ad appena un anno dalla posa della prima pietra.
Due giorni dopo, la mattina del 31 ottobre 1926, il Littoriale fu inaugurato da Benito Mussolini, che entrò nell’impianto in sella al suo cavallo. Nel tardo pomeriggio, dello stesso giorno, Mussolini fu oggetto di un attentato perpetrato dall’anarchico quindicenne Anteo Zamboni, che gli sparò mancandolo.
Nel 1959, sempre allo Stadio di Bologna, il bagno di folla toccò a Palmiro Togliatti, anche lui sopravvissuto a ben tre colpi di pistola sparati dello studente Antonio Pallante, ma undici anni prima davanti a Montecitorio, a Roma.
Anche il quella occasione la storia d’Italia ebbe a che fare con lo sport, grazie alla contemporanea strepitosa salvifica vittoria di Gino Bartali al Tour de France.
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