Quattro pubblici ufficiali del Comune di Anzio, sono stati arrestati dai finanzieri del Comando provinciale di Nettuno,con l’accusa di corruzione per l’assegnazione di appalti per l’acquisto di beni o per la fornitura di servizi affidati dall’Ufficio Ambiente. Gli arrestati sono finiti ai domiciliari, al termine di un’indagine denominata “Operazione Evergreen”, durata oltre due anni e coordinata dalla Procura di Velletri, condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Nettuno, che ha portato a scoprire un gruppo criminale composto in gran parte da pubblici ufficiali. Gli arrestati sono: l’ex assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Anzio (in carica fino al 20 ottobre scorso), Patrizio Placidi il consigliere comunale Donatello Campa, il dirigente Walter Dell’Accio, ed il funzionario Marco Folco.
Gli indagati, secondo l’accusa, avevano creato un ingegnoso sistema che gli permetteva di eseguire acquisti pubblici da imprenditori compiacenti e ricevere tangenti simulate e veicolate attraverso i canali bancari.
Gli indagati riuscivano a ricavare profitto anche dagli acquisti di beni aventi un importo inferiore alla soglia comunitaria, stabilita in 40.000 euro, i quali devono avvenire attraverso il Mercato
Elettronico della Pubblica Amministrazione (MePA), un mercato digitale nato proprio per garantire una maggiore trasparenza delle attività svolte dagli enti pubblici.
In particolare, l’ex Assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Anzio Patrizio Placidi, condizionando il competente dirigente comunale, individuava i beni da acquistare, scegliendo però, con l’attiva collaborazione di un Consigliere Comunale e di un funzionario dell’Ufficio Ambiente (entrambi sinora in carica), non solo la tipologia di bene, ma anche la ditta che doveva eseguire la fornitura e, persino, il modello da acquistare.
Tali scelte, però, come emerso dalle intercettazioni, non erano dovute a una particolare attenzione per l’interesse della città, ma ad un interesse meramente economico e soprattutto,personale.
Infatti, il funzionario dell’Ufficio Ambiente contattava le aziende e verificava la disponibilità a far ritornare una parte delle somme pagate dal Comune di Anzio nelle casse dell’organizzazione.
Solo successivamente veniva avviata la procedura di acquisto, con l’ok formale del dirigente preposto.
A questo punto era un altro funzionario che eseguiva l’acquisto, indirizzandolo proprio sulla ditta individuata.
Successivamente, il pagamento della tangente, che raggiungeva anche il 20% dell’importo pagato dal Comune, avveniva su un conto corrente intestato ad una Cooperativa legata agli indagati che, per giustificare il flusso di denaro in entrata, emetteva nei confronti del fornitore una fattura falsa.
Con il metodo sopra descritto, i Finanzieri hanno individuato nello specifico due operazioni di acquisto di arredo urbano, effettuate in soli 4 mesi, entrambe per importi inferiori ai 40.000 euro, che hanno fruttato all’organizzazione oltre 4.000 euro. Sono indagati anche gli imprenditori titolari delle imprese fornitrici dell’arredo urbano ed i due responsabili commerciali delle ditte.
Nel corso delle investigazioni è emersa una ulteriore ipotesi di corruzione inerente alla gestione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti urbani di Anzio.
E’ emerso infatti che Placidi, con la collaborazione del Dirigente citato, ha favorito, in più occasioni, la società GESAM srl di Ardea che, di contro, garantiva il ritorno di una consistente parte di quanto erogato dal Comune di Anzio: oltre 850.000 euro, attraverso il rifornimento del carburante dei mezzi impiegati nella raccolta, nonostante fosse più lontano di altri ed offrisse prezzi meno vantaggiosi.
Secondo la Procura di Velletri, infatti, è stata scientemente determinata la proroga dell’appalto dal luglio 2013 al febbraio 2015, nonché l’assegnazione di servizi aggiuntivi in evidente
sproporzione rispetto all’altra azienda in ATI, al fine di garantire il massimo degli introiti all’ex Assessore mediante il rifornimento dei mezzi.
Inoltre, allo stesso fraudolento scopo, hanno proceduto nel febbraio 2015 all’assegnazione definitiva del nuovo appalto del servizio di raccolta differenziata, attribuendo all’offerta tecnica della società un punteggio quasi doppio rispetto a quello attribuito agli altri concorrenti.
Per questi ultimi fatti il Giudice per le Indagini Preliminari non ha però accolto la richiesta di emissione di misure cautelari formulata dal Pubblico Ministero.
Sono in corso numerose perquisizioni volte a verificare la sussistenza di ulteriori reati.
Nel corso delle intercettazioni ambientali, infatti, sono emerse riunioni riservate che portano a pensare ad accordi illeciti anche con esponenti della criminalità locale.
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