Uranio impoverito ONA news. La TV dell’ONA con in studio il Dott. Massimo Maria Amorosini, il presidente dell’ONA Avv. Ezio Bonanni. Inoltre, Lorenzo Motta, sottoufficiale in congedo della Marina Militare, e, ancora, l’oncologo Dott. Pasquale Montilla. Tutti in prima linea per la tutela delle vittime dell’uranio impoverito.
Con questo nuovo strumento di comunicazione, l’ONA è in prima linea nell’informazione. Dopo aver, infatti, creato Il Giornale sull’Amianto, che costituisce il punto di riferimento nell’informazione sui rischi ambientali, c’è questo nuovo format.
Sotto la direzione del Dott. Massimo Maria Amorosini, ONA TV, la tv dell’ONA, tiene informati tutti i cittadini sui diversi rischi e, soprattutto, sulle diverse tutele.
Quindi, il tema dell’uranio impoverito è centrale, in rapporto anche ai vaccini, ovvero al danno vaccinale. Si tratta, infatti, di un programma di vaccinazioni multiple eseguite nell’immediatezza della partenza in missione.
Sul punto, ONA Notiziario Amianto, ha intervistato il Prof. Giancarlo Ugazio, che ha chiarito quali sono i danni da vaccinazione:
L’Avv. Ezio Bonanni è il presidente dell’ONA. È un avvocato cassazionista esperto nella tutela delle vittime dell’uranio impoverito, ed è il legale di Lorenzo Motta.
Presso la Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati, l’Avv. Ezio Bonanni ha denunciato le inadempienze dello Stato nei confronti dei militari in missione. Infatti, come chiarito anche dal Dott. Massimo Maria Amorosini all’inizio della trasmissione televisiva, i proiettili ad uranio impoverito, scatenano fino a 3.000 gradi di temperatura.
In questo modo, perfino i carri armati vengono polverizzati.
Per questi motivi, l’Avv. Ezio Bonanni ha rimarcato alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati, il fatto che ci sia stata la violazione dei diritti dei nostri militari.
Quindi, le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni hanno trovato autorevole riscontro nella relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta.
La denuncia dell’ONA è alimentata dalle continue segnalazioni di casi di vittime. Per questo motivo, quindi, è stato istituito il c.d. protocollo Montilla.
In studio:
La quarta puntata della trasmissione può essere consultata al seguente link: https://youtu.be/ZKS43mJDoJ0
Le vittime dell’uranio impoverito hanno diritto alle prestazioni previdenziali ed assistenziali. Prima di tutto, il riconoscimento della c.d. causa di servizio per coloro che hanno subito danni biologici. Ad esempio, mesotelioma, linfoma di Hodgkin e leucemie.
Per questi motivi, l’ONA, insieme all’ex militare Lorenzo Motta, ha istituito il dipartimento per l’assistenza delle vittime dell’uranio impoverito.
Lorenzo Motta è anch’egli un lavoratore che è stato esposto a cancerogeni e, purtroppo, a causa di esposizione professionale, è stato attinto dal linfoma di Hodgkin. Per approfondimenti sulla patologia, è possibile consultare:
Per definizione, la vittima è colei che subisce un danno. In questo campo, parliamo di danno biologico. Questo, consiste, quindi, nella lesione dell’integrità fisica, psicofisica ed è indirizzato anche ai familiari in caso di decesso della vittima primaria.
Analogalmente al riconoscimento della causa di servizio, sussiste anche il riconoscimento dello status di vittima del dovere, o, quantomeno, l’equiparazione a vittime del dovere, ai sensi dell’art. 1, co. 564, L. 266/2005 e all’art. 1 del D.P.R. 243/2006.
L’equiparazione a vittima del dovere è confermata dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, sezione lavoro, in particolare:
Nel caso di tumore o di altre malattie, ci si può rivolgere all’ONA e all’Avv. Ezio Bonanni. Il punto chiave della difesa legale, è quello del nesso causale. Infatti, occorre dimostrare che la malattia è stata causata dall’attività di servizio svolto in luoghi nei quali sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito.
Così che, nanoparticelle di minerali pesanti e di amianto e radiazioni, abbiano agito in sinergia con la pratica vaccinale, e causato la patologia. In molti casi, si manifesta il linfoma. Quindi, ci aiuta anche l’epidemiologia. Se in un gran numero di nostri militari molto giovani a rientro dalle missioni, per esempio, quelle nei Balcani, ci sono queste malattie, allora, a questo punto, il nesso di causalità è confermato.
Il riconoscimento della causa di servizio e, quindi, la liquidazione dell’equo indennizzo, e le stesse prestazioni di vittima del dovere, sono solo una parte del dovuto. La vittima ha dei crediti specifici per risarcimento di tutti i danni, sia patrimoniali, che non patrimoniali.
A seguito di gravi infermità o decesso, vi sono anche i danni iure proprio, ovvero quelli subiti dai familiari, che si aggiungono a quelli iure hereditario.
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