Il 3 ottobre durante la trasmissione “OK ITALIA PARLIAMONE” – Magazine di attualità, cultura, economia, politica, società – si è affrontato il tema “Amianto, minaccia silente e dimenticata”.
Tra gli esperti intervenuti in studio per parlare di questa minaccia troppo spesso tenuta nascosta, anche il Presidente ONA Avv. Ezio Bonanni, che da oltre dieci anni si batte per la questione amianto a 365°.
Allarmanti i dati presentati in Aprile da Legambiente nel dossier “liberi dall’amianto 2019”, secondo cui, a gravare sulle spalle del Paese, ancora sotto scacco dell’amianto, anche i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai piani regionali amianto (PRA) – che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e che mancano ancora in alcune Regioni – ma anche alle attività di censimento e mappatura, alle bonifiche dei siti contaminati, che procedono a rilento, e alle campagne di informazione e sensibilizzazione.
Sulla base delle risposte date dalle Regioni (15 su 21), nel 2018 sulla nostra penisola ci sarebbero ancora circa 370 mila strutture contenenti: 215 mila edifici privati, 50mila pubblici, 20mila siti industriali e 65mila coperture in cemento amianto.
I database del Ministero dell’Ambiente sono meno allarmanti. La mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale (di concerto solo con alcune regioni) il cosiddetto Piano Nazionale Amianto, ha infatti censito solo 96.000 siti interessati dalla presenza delle fibre killer.
La Banca Dati Amianto, pertanto, non consente una copertura omogenea del territorio nazionale. Inoltre i dati raccolti necessitano di ulteriori verifiche in quanto le regioni hanno utilizzato nella raccolta dei dati criteri non omogenei.
La legge 257/92 bandiva l’amianto, ma ancora ci sono 2400 edifici scolastici con amianto che mettono a rischio la salute di 350mila alunni e 50mila fra personale Ata, personale tecnico amministrativi e docenti.
Anche l’Inail ha diffuso dei dati sanitari preoccupanti: sono stati infatti censiti oltre 21mila casi di mesotelioma maligno tra 93 e 2102, che hanno causato oltre 6000morti l’anno.
Purtroppo il processo di risanamento e smaltimento è lento e le bonifiche non vengono effettuate adeguatamente. A dirlo è sempre il dossier di Legambiente dell’Aprile 2019, su cui si legge che dei 265000 edifici pubblici e privati solo 7mila sono stati bonificati e che per lo smaltimento su tutto il territorio, nazionale sono state adibite 18 discariche ubicate in 8 regioni.
Ad essere a rischio sono numerose strutture pubbliche e private ed il tema è stato abbondantemente approfondito con il battagliero legale Bonanni.
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha formato al dicastero una commissione di lavoro per la riforma normativa che riguarda il settore dell’amianto e a guidarla sarà il presidente Raffaele Guariniello, il primo magistrato a seguire l’istruttoria e tutto il processo Eternit.
Fra i suoi membri, anche l’Avv. Ezio Bonanni, uno dei massimi esperti in materia.
Intervenuto al dibattito, l’avvocato Ezio Bonanni, ha affermato “ io ho già comunicato al Ministro Costa una serie di proposte in base alle quali affrontare e risolvere la questione amianto in Italia. I poteri della commissione sono abbastanza limitati, nel senso che deve elaborare un testo che poi andrà all’attenzione del Ministro, e poi dal Ministro va depositato ed esibito al Consiglio dei Ministri. In qualità di componente di questa commissione, ho proposto di affrontare la problematica amianto secondo i principi di prevenzione primaria e quindi ho proposto di far fronte anche ai costi di bonifica attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali europei con l’elaborazione di un testo abbastanza snello, potenziando le strutture pubbliche di elaborazione dei progetti, facendo emergere che l’Italia è una delle poche nazioni che non riceve i contributi europei perché mancano i progetti e ho specificato che attraverso un sistema di agevolazioni fiscali o credito d’imposta, da distribuire senza limitazioni alle imprese pubbliche e private, è possibile bonificare e risparmiare sulla spesa sanitaria e previdenziale. Proposte messe nero su bianco anche al Presidente della Commissione dott. Guariniello unitamente al generale dei carabinieri Cardillo, componente del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Ci attendiamo che il Governo, oltre che il Ministro, prendano atto delle nostre proposte, avanzate con onestà intellettuale. E’ evidente che il problema deve essere affrontato in modo serio. Il riordino normativo non è sufficiente ed anzi io ho proposto al Ministro di curare l’attuazione delle norme già esistenti. Perche non c’è soltanto la necessità di creare un nuovo testo unico dell’amianto, (questo è il tema iniziale del mandato), quanto piuttosto quello di permettere l’attuazione delle norme, molte delle quali rimaste inattuate: dalla bonifica delle scuole, per cui vi è un primo decreto del 1986, alla bonifica degli impianti sportivi ed altro. Naturalmente, ove non dovessi trovare un riscontro nel Governo rispetto a queste tesi e proposte che ho lanciato ormai da più 20 anni, ne trarrò debite conseguenze”.
A distanza di tre mesi dalle esternazioni del Ministro Costa che affermava a proposito della Commissione amianto, “Ho provveduto a istituire presso il ministero dell’Ambiente una commissione di lavoro per la riforma della normativa sull’amianto, che entro tre mesi produrrà i primi risultati”, ancora non si vedono risultati tangibili.
L’Avvocato Bonanni, in risposta al dubbio ha spiegato:
“L’ONA che io presiedo, continua il suo impegno, non solo sul fronte giudiziario ( numerose solo le sentenze anche di condanna della pubblica istituzione), ma anche attraverso un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema, avanzando altresì ulteriori iniziative aperte a tutte le forze politiche ed istituzionali, con significativi risultati già raggiunti.
Attraverso le nostre segnalazioni, molte scuole sono state bonificate e gli impianti sportivi si avviano ad un programma di bonifiche. Stiamo lavorando anche sulle forze armate”.
Oltre agli operai delle fabbriche morti per malattie asbesto correlate, si sono ammalati e morti anche i nostri militari e, soprattutto quelli della Marina (ben 1.100 marinai sono morti prematuramente), perché fino al 92 c’era amianto nelle flotte, sopratutto quelle degli Stati Uniti, nonostante fin dagli anni ‘60 si sapesse dei rischi legati a questo agente patogeno.
L’Avv. Bonanni, in prima linea sulle cause contro Il Ministero della Difesa e contro la Marina Militare ha ampiamente risposto affermando: “Purtroppo tra i nostri militari della Marina, ma anche dell’Esercito, dell’Aeronautica e anche dei Carabinieri c’è un fenomeno di epidemie e patologie da amianto. Non solo del mesotelioma di cui si è già discusso, ma anche del tumore del polmone, asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici ed altre patologie. Come Osservatorio Nazionale Amianto ed io in qualità di Avvocato, purtroppo abbiamo segnalato alla Procura della Repubblica di Padova centinaia di casi. Sono stati allestiti ben tre procedimenti. Il primo ha avuto già due passaggi in Cassazione con l’annullamento delle sentenze di assoluzione degli ammiragli, il Marina Bis è terminato in primo grado con un’assoluzione che è stata impugnata dalla Procura generale di Venezia su mia personale istanza e su istanza degli altri difensori di parte civile. Assistiamo giorno dopo giorno a continue sentenze di condanna in sede civile, al risarcimento dei danni ed alla costituzione di prestazioni di vittime del dovere. Questo è molto importante, perché coloro che sono vittime o i familiari in caso di decesso, possono chiedere il riconoscimento di vittima del dovere, cioè delle prestazioni che consistono nella speciale elargizione ed in un assegno vitalizio che vanno liquidati agli eredi e agli orfani. Come associazione abbiamo segnalato il caso, che non condividiamo, di non erogare queste prestazioni agli orfani che lavorassero al momento della morte del loro congiunto. Questo è un fatto ingiusto perché è punitivo nei confronti di quei ragazzi che, per sostenere un familiare in gravi difficoltà, hanno magari abbandonato gli studi oppure hanno comunque lavorato e che vengono quindi “premiati” dallo Stato, dopo aver perso un loro congiunto, senza la liquidazione di queste prestazioni né tra l’altro del risarcimento del danno. E’ proprio per questi motivi che come Associazione abbiamo più volte sollecitato il Ministero della Difesa. Avevamo avuto dal Ministro della Difesa Trenta una importante sponda, almeno apparentemente. Purtroppo non si è concretizzata. Recentemente abbiamo ribadito le nostre proposte anche al Sottosegretario di Stato alla Difesa Tofalo e ci auguriamo di dover smettere di alimentare continui procedimenti. Noi sosteniamo che è paradossale che un militare, che spesso viene già riconosciuto vittima del dovere, non riceva poi le prestazioni, (lui o i familiari), nonostante questo riconoscimento, E’ una questione paradossale quella delle vittime costrette a far causa penale o civile agli alti ammiragli, responsabili di queste morti, e allo Stato”.
A Gennaio si è concluso, presso il Tribunale di Padova, il processo ad alcuni alti ufficiali della Marina Militare per la morte di molti marinai a causa di patologie asbesto correlate: mesotelioma pleurico e tumore al polmone.
La sentenza però ha dell’incredibile: tutti assolti. Questa la richiesta da parte del pubblico ministero, dopo un processo durato quasi quattro anni ed una inchiesta di quasi quindici. A dispetto delle evidenti corresponsabilità, i vertici sono stati assolti perché, (stando alla sentenza), non competeva agli alti ufficiali la messa a disarmo delle unità navali, ma si ravvisava una responsabilità da parte della politica, rea di non aver stanziato le risorse necessarie per mettere a riposo le navi contaminate da amianto.
“Questo processo ci ha visti impegnati come Associazione e me come avvocato. Ho discusso per più di tre ore davanti al Tribunale di Padova per smontare quella tesi errata. Gli alti ufficiali o gli ammiragli avrebbero potuto intanto adottare delle misure elementari. Non tanto la messa in disarmo della nave ma semplicemente bagnare i materiali di amianto, evitare una più massiccia esposizione dotando i militari di maschere protettive, evitando di usare l’amianto friabile nelle cuccette dove questa gente dormiva e tante altre misure. Misure che non avrebbero imposto costi elevati e che dovevano essere adottate. Per cui, già questa negligenza, questa imprudenza, questa imperizia, questo non avvertire il militare del rischio, hanno determinato una più elevata esposizione e con essa, un danno più elevato. Questo è il tema che ha permesso alla Procura generale di Venezia di accogliere la mia richiesta e di impugnare questa sentenza assolutoria nel penale. Noi siamo anche impegnati nelle cause civili e negli altri giudizi per ottenere il risarcimento del danno e auspichiamo che con il risarcimento del danno si possa evitare da parte nostra di continuare a costituirci parte civile, anche nell’ulteriore procedimento in Marina Ter, che vede 1101 casi di vittime, riportate tra l’altro nella relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta della scorsa legislatura del 7 febbraio 2018, in cui si fa questo riferimento. Ricordo a me stesso, che nelle forze armate sono stati censiti fino al 2015 870 casi di mesotelioma, di cui 530 soltanto nella Marina Militare. A fronte di 530 mesoteliomi ci sono almeno 1000 decessi solo per cancro polmonare. Come Associazione abbiamo stimato almeno 3000 decessi solo nella Marina Militare solo per le patologie asbesto correlate. A fronte di questo, evidentemente auspichiamo che ci sia un presa d’atto ed una volontà politica al fine di evitare future esposizioni ed avere maggiore attenzione per i nostri militari che sono comunque delle vittime della pace, perché non siano esposti a questo, come a un programma vaccinale errato, come alle nano particelle originate dall’uranio impoverito e tante altre cose. Questo è il principio: necessità di prevenzione primaria perché i processi penali non servono a niente, perché non restituiscono la vita o la salute a chi l’ha persa”.
In riferimento ai casi di amianto negli aeroporti, il Presidente ONA ha poi tuonato:
“In Corte di Appello con sentenza passata in giudizio da me discussa dal 2008 , 517 fibre litro nella zona aeroportuale, perché gli aeromobili nel frenare avevano i ceppi freno in amianto e le fibre si aerodisperdevano nella zona, determinando un elevato numero di patologie asbesto correlate nel personale di Alitalia, nei tecnici aeronautici, oltre che piloti ed assistenti di volo e operatori del territorio. Come ONA , tra i nostri migliori obiettivi c’è stato quello di far bonificare gli aeromobili che fino al 2003/2004 avevano componenti in amianto, ma il tema principale su cui cerco di sensibilizzare tutte le forze politiche è quello della bonifica delle scuole. La problematica delle scuole è stata da noi sottolineata fin dal 2012 con degli esposti denuncia a diverse Procure d’Italia e i dati diffusi nel febbraio 2012, circa le 2400 scuole che noi avevamo censito, sono stati confermati dal Censis nel 2014. Ed è di meno rispetto al dato reale perché erano solo le scuole di cui noi avevamo avuto riscontro e a distanza di molti anni purtroppo siamo ancora al palo con le bonifiche delle scuole stesse”.
Infine il legale Bonanni ha trattato la questione amianto nelle strutture sportive.
“Molte palestre all’interno di istituti scolastiche hanno materiali in amianto. In generale, tutte le strutture sportive costruite prima del 92 hanno questi materiali in amianto ed è per questo motivo che l’Osservatorio Nazionale Amianto, d‘intesa con il Coni, con il dott. Malagò e con il Coni Fairplay, hanno organizzato a maggio una importante iniziativa tenuta nel Salone d’onore del Coni e a breve ci sarà la costituzione di un comitato ONA con campioni olimpici che hanno già dato la loro adesione per sensibilizzare tutto il mondo dello sport sulla necessità di migliorare i nostri impianti sportivi. Lo sport è essenziale perché fondamentale per la salute, rispetto a molte malattie degenerative e quant’altro, per cui l’ONA propone un modello e uno stile di vita che tuteli la salute a 365°, sia rispetto ai rischi amianto sia rispetto a tutti gli altri rischi.
Per questo lotteremo, abbiamo lottato e continueremo a lottare pacificamente e con gli strumenti legali, perché le nostre scuole, i nostri impianti sportivi, i nostri ospedali, anche’essi pieni di amianto (a Rieti ci sono stati due decessi, lo conferma una sentenza della Corte d’Appello) vengano bonificati. Confidiamo nella forza dei cittadini, al di là delle istituzioni con le quali noi intendiamo collaborare in modo pacifico e costruttivo, noi intendiamo sottolineare la necessità che tutti i cittadini si mobilitino, prendano coscienza e in modo sollecitino le istituzioni per affrontare e risolvere questo problema”.
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