L’intelligenza artificiale è senza dubbio una delle tecnologie potenzialmente più rivoluzionarie del nostro tempo, anche per quanto riguarda modelli di business e processi aziendali, che proprio attraverso gli strumenti di IA possono essere ottimizzati sotto diversi punti di vista. Uno studio condotto dal centro Clio della Luiss Guido Carli in collaborazione con Minsait evidenzia però che solo il 22% delle imprese italiane ha implementato piani di sviluppo per integrare l’IA nelle proprie attività, un dato che riflette una situazione di contrasto in cui, nonostante la consapevolezza delle potenzialità offerte da tali tecnologie, molte aziende non hanno ancora previsto investimenti adeguati per allinearsi al contesto europeo.
Ma possono oggi le aziende rinunciare al digitale e all’intelligenza artificiale? La risposta è decisamente negativa. Essere competitivi in quest’epoca fatta di rapidi progressi e soluzioni che coinvolgono tutte le attività umane è infatti molto difficile, se non impossibile. Le applicazioni dell’AI sono infatti vaste e variegate e ce ne accorgiamo finanche nelle azioni quotidiane più comuni, come la ricerca di informazioni sul web o l’uso di piattaforme di gioco, come quelle di poker online, che grazie all’IA riescono a comprendere meglio i nostri bisogni e a mettere a disposizione soluzioni personalizzate con passatempi che si adattano meglio alle preferenze e al livello di abilità mostrato.
Anche in ambito aziendale, ovviamente, l’intelligenza artificiale può rivestire un ruolo primario ed essere utilizzata per analisi predittive, automazione di processi di routine, ottimizzazione delle risorse e miglioramento dei servizi al cliente, tutte attività dal fortissimo impatto sull’efficienza e sui risultati complessivi. Nonostante queste potenzialità, però, solo il 13% delle aziende utilizza l’IA per scopi dirompenti, come la trasformazione del modello di business o l’innovazione dei prodotti e servizi offerti, limitandosi in genere a poche operazioni di base.
A questo punto viene da chiedersi perché, a fronte di questi vantaggi, le aziende italiane sembrano così poco propense a innovare. I fattori di criticità che contribuiscono a rallentare l’adozione dell’IA in Italia sono in realtà vari. Il deficit di competenze e la carenza di professionisti specializzati, per esempio, sono tra i principali ostacoli, con il 19% delle imprese che identifica questo come un problema critico, così come la mancanza di infrastrutture IT adeguate rappresenta un ulteriore ostacolo, con il 65% delle organizzazioni che non dispone di una base tecnologica sufficientemente robusta per supportare l’implementazione dell’AI.
Stando ai dati dello studio, la situazione è peraltro particolarmente evidente fuori dal settore bancario, dove invece l’80% delle società è ben preparato tecnologicamente.
Avere a disposizione un’infrastruttura tecnologica adeguata è fondamentale per l’adozione dell’intelligenza artificiale. Molte aziende preferiscono infatti mantenere i dati sensibili in-house, utilizzando infrastrutture ibride piuttosto che affidarsi completamente al cloud pubblico, evidenziando una persistente preoccupazione per la sicurezza e il controllo delle informazioni. Oltre a ciò, la mancanza di una chiara comprensione delle normative applicabili costituisce un ulteriore freno, con il 60% delle aziende che ammette di non avere una conoscenza adeguata del quadro legislativo relativo all’IA.
L’implementazione dell’intelligenza artificiale non è però solo una questione tecnologica, ma richiede anche una solida governance e una collaborazione tra settore pubblico e privato che favorisca l’innovazione e supporti le imprese, soprattutto se di dimensioni medie e piccoli, in un passaggio epocale non sempre di facile realizzazione. La recente approvazione dell’AI Act da parte dell’Unione Europea rappresenta in questo senso un passo importante verso una regolamentazione che bilanci innovazione e sicurezza, tuttavia, per una vera adozione su larga scala, è necessaria una collaborazione ancora più stretta tra imprese, istituzioni accademiche e governative per sviluppare competenze e infrastrutture adeguate.
Sebbene l’IA offra immense opportunità per migliorare l’efficienza e l’innovazione nelle imprese, l’Italia deve dunque affrontare diverse sfide importanti legate soprattutto a competenze, infrastrutture e normative: solo in questo modo, con un corretto approccio da parte di istituzioni e privati, sarà davvero possibile sfruttare appieno questa tecnologia emergente e portare le aziende italiane ai livelli di competitività espressi in altri Paesi del mondo.
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