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NOTA DEL DIRETTORE – CORTINA 1923

NOTA DEL DIRETTORE – Ruggero Alcanterini 27 GENNAIO 2021 – DA DAVOS A CORTINA, IL PASSO POTREBBE ESSERE BREVE. IERI LA POLITICA HA DATO UN ESEMPIO DI ELASTICITA’ MENTALE, RIPRISTINANDO IL MINIMO SINDACALE PER LO SPORT ITALICO A CINQUE CERCHI. ADESSO ASPETTIAMO IL RESTO DELLA POSTA IN GIOCO, QUELLA DELLO SPORT COME FATTO SOCIALE, A COMINCIARE DALL’ATTIVITA’ MOTORIA NELLE SCUOLE PRIMARIE… MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA, LA SOLITA.

 

 

 

CORTINA 1923 – E sì, tutti pensano a quel che è successo a Davos, dove gli epuloni ancora una volta si sono giocati le sorti del mondo, dal presente futuro di Oikumene, casa comune euroafricana nel bacino mediterraneo a quello dell’ormai anoressico Venezuela, ma noi no, noi preferiamo rilassarci nello scenario inimitabile di Cortina, la predestinata olimpica, dove l’Allegra Agata, immaginifica bambina “fair play”, da qualche tempo si inerpica per i sentieri tra dolomitiche meraviglie, tra boschi profumati e laghi “cristallini”, giusto al cospetto del Monte Cristallo e in vista delle Cinque Torri, immanente metafora del simbolo olimpico, di cui gli ampezzani si sono fregiati finalmente nel 1956, con i VII Giochi Invernali, dopo aver sfiorato l’opportunità nel 1944 e nel ’47 – sempre in competizione con Oslo – e in attesa di pronunciamento del Comitato Olimpico Internazionale per l’edizione del 2026. Ma perché la data del 1923 , collegata alle foto che vi propongo oggi insieme all’Allegra Agata, se non per il fatto che fin da quell’anno Cortina si dotò della pista da bob, quasi un azzardo per quei tempi in cui lo slittino era il massimo, ma quasi una ovvietà per chi aveva sfidato le cannonate e i colpi di mitraglia della Grande Guerra. Così adesso le “Torri”, cinque come i “Cerchi Olimpici”, sembrano ammiccare alla nostra piccola Agata che, con i bambini del mondo, senza distinzione di abilità, censo e sesso, Julen per mano, è lì incantata , con i suoi occhioni sgranati e le guance avvampate, a rimirar cristalli, alla scoperta di quel tesoro che madre natura riserva e l’umano, a Dio piacendo, conserva.

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