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Benessere

No a vacanza terapeutica: addio cure per 4 italiani su 10

di Roberta Maresci

Macchie sotto il vestito. È quanto “indossano” in estate i pazienti con patologie cutanee e con psoriasi. Il motivo e’ chiaro: c’è voglia di nascondere agli altri la pelle e le chiazze della malattia. Lo conferma un sondaggio della National Foundation of Psoriasis americana, secondo il quale sono oltre il 40% i pazienti che celano lesioni sotto abiti, pantaloni e maglie a maniche lunghe anche in spiaggia, e che rinunciano alla vita all’aria aperta proprio nella bella stagione. La stessa percentuale che mostra segni di depressione. Oltre al disagio e alla vergogna esiste un vero e proprio problema di stigma, tale che la legge American Disability Act protegge queste persone dalle discriminazioni sul luogo di lavoro.
Dobbiamo ammetterlo: per i pazienti con psoriasi l’arrivo della bella stagione può essere un’arma a doppio taglio. Infatti, se il sole e l’acqua di mare in alcuni casi possono migliorare l’aspetto delle lesioni cutanee e un clima caldo-umido può mantenere la pelle più morbida, gli sbalzi di temperatura, l’aria condizionata e il cloro possono invece scatenare il rilascio di sostanze che possono aumentare la secchezza e il prurito, inasprendo fenomeni infiammatori e recidive con un peggioramento dei sintomi.
Che fare? Sole sì, ma con cautela. “Le persone con psoriasi beneficiano dell’esposizione al sole purché questa sia effettuata gradualmente e con adeguata fotoprotezione (SPF50), rinnovando l’applicazione ogni 2 ore ed evitando l’esposizione nelle ore centrali della giornata”, spiega il Professor Andrea Costanzo, Ordinario di Dermatologia all’Università Humanitas di Milano. “Ustioni e scottature possono scatenare la riattivazione della psoriasi o portare allo sviluppo di nuove placche. Le scottature attivano un vero e proprio “fenomeno di Koebner”, ossia lo sviluppo di placche nelle zone soggette ad uno stimolo, fisico come la scottatura solare o meccanico come lo sfregamento o traumi locali”. Fondamentale è mantenere la pelle costantemente idratata. Aperitivo sì, ma analcolico; l’alcool infatti può interferire con alcuni farmaci per la psoriasi. Attenzione invece al sudore, che può irritare la pelle già sensibile e peggiorare le placche. Il clima ideale è fresco e ventilato e al chiuso è consigliabile non esporsi all’aria condizionata. Con le dovute accortezze è quindi possibile godersi le vacanze e il tempo libero e apprezzare dei miglioramenti ma attenzione a seguire sempre le indicazioni del proprio dermatologo. “Alcuni pazienti infatti decidono arbitrariamente di diminuire o, peggio, interrompere le terapie proprio in questo periodo”, continua Costanzo. “Ma la cosiddetta ‘vacanza terapeutica’ che veniva consigliata nel periodo estivo in cui venivano sospesi i farmaci di vecchia generazione come gli immunosoppressori non è più necessaria: le nuove terapie personalizzate, sono più efficaci, sicure e non hanno problemi di tossicità, non devono essere sospese e hanno effetti a lungo termine. Sono oggi disponibili infatti moderni farmaci che si dimostrano efficaci già dalle prime settimane e che permettono di ottenere la clearance cutanea completa sino al 90 e 100%, come il nuovissimo farmaco ixekizumab appena presentato al 92° congresso nazionale SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica,  estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) che si conclude oggi a Sorrento (Na). Attenzione anche alle cure ‘fai da te’, un errore che interessa circa il 25% dei pazienti con malattie autoimmuni (quindi anche con psoriasi, in cui il fenomeno arriva al 50%). Una sospensione temporanea o definitiva delle terapie senza consultare il dermatologo potrebbe esporre a ricadute e peggioramenti, rendendo vani gli sforzi fatti sino a quel momento. “Sappiamo che alcune terapie sono difficili da gestire, prevedono modalità di assunzione complicate o effetti collaterali sgraditi”, sottolinea Costanzo, “quindi una buona comunicazione e l’alleanza terapeutica col curante sono fondamentali per garantire l’aderenza del paziente alla terapia. In questa ottica terapie sempre più maneggevoli a rapida efficacia rafforzano la motivazione del paziente, specialmente nelle forme moderate-gravi”.

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