– Torna il terrorismo in Francia, appena dopo la conclusione degli Europei di calcio. A Nizza si festeggiava il 14 luglio, festa nazionale dei francesi in ricordo del 14 luglio 1790, ricorrenza della Federazione, in alternativa al vero avvenimento chiave per la storia dei popoli del mondo, quello della presa della Bastiglia, avvenuto esattamente un anno prima, ma memore di fatti orribilmente cruenti. Ma tant’è, il francese di origini algerine che ha utilizzato un grande anonimo camion frigo per mettere in atto il suo atto di terrore contro la Francia ed i francesi nel momento della festa, durante lo spettacolo pirotecnico, aggiungendo luci, rumori e grida di dolore a quelle di gioia, trasformando lo stupore in terrore negli occhi di adulti e bambini, non era un nemico d’oltralpe o d’oltremare, ma un cittadino frutto della integrazione, cresciuto, educato e rieducato, ma non abbastanza da renderlo scevro prima dal delinquere e poi dal radicalizzarsi nella internazionale del terrore, come avvenuto per gli altri di Charlie Hebdo, del Bataclan, dell’Aeroporto di Bruxelles… A noi, colpiti in questi giorni da tragedie diverse, come quelle del giovane Beau Solomon travolto dalla movida trasteverina e del frontale dei treni tra gli ulivi in Puglia, questo evento appare quasi irreale, lontano. Eppure Nizza ci è vicina più di quanto non si percepisca, non soltanto geograficamente, ma per la sua appartenenza storica alla Savoia, al Regno di Sicilia, poi di Sardegna e per aver dato i natali a Giuseppe Garibaldi. La vicenda spaventosa di Nizza, come quelle di Parigi e Bruxelles ci tocca e ci avverte del fatto che quanto là avviene è distante da noi soltanto di una generazione e che se non smettiamo di gestire con superficialità il fenomeno dell’integrazione da noi in atto, nostro malgrado, corriamo il rischio che da noi radicalizzazione ed integralismo si manifestino a tempo debito con una virulenza ancora maggiore. Quando si dice di non scherzare con il fuoco…