Chiara di Fede è tornata di nuovo in sella come direttore dell’Università Civica “Andrea Sacchi” di Nettuno. L’esito della procedura di selezione per l’affidamento dell’incarico, l’ha vista prima in graduatoria per titoli e curriculum. Solo pochi mesi fa l’allora Commissario Prefettizio Bruno Strati revocò la di Fede per la scelta ritenuta inadeguata di far celebrare parte delle manifestazioni del 75esimo Sbarco Alleato, allo storico revisionista Pietro Cappellari. Pietro Cappellari è autore di una serie di libri in cui ha tra l’altro ha definito un “falso mito” la Liberazione. Durante gli eventi ha pubblicato su un gruppo social di Nettuno un post pubblico, davanti a un carro armato tedesco scrivendo: “Finalmente i camerati germanici sono venuti a liberarci”. Da lì l’ondata di sdegno arrivata fino agli altari della cronaca nazionale.
Ad intervenire in prima battuta l’onorevole Stefano Fassina:
“Nel clima sempre più preoccupante di revisionismo storico e di riabilitazione del periodo più vergognoso e umiliante della nostra storia nazionale, si inserisce anche il Comune di Nettuno: come si può affidare ad un apologeta del fascismo la consulenza del progetto per la celebrazione del 75-esimo anniversario dello sbarco dell’esercito americano a Nettuno e Anzio?”
Poi è stata la volta del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti:
“Quanto sta accadendo a Nettuno in occasione della rievocazione storica dello sbarco del 22 gennaio 1944, è grave e inaccettabile. Grave perché è il frutto di un’operazione di puro revisionismo, finalizzata come spesso accade in questi casi, a rovesciare la realtà di ciò che è stato per fare un uso strumentale e politico della storia. Ed è inaccettabile perché quest’operazione avviene nell’ambito di celebrazioni organizzate come ogni anno dalla collaborazione tra enti pubblici e privati”.
Critiche a cui si è unito l’Anpi:
“Riteniamo che quest’anno l’attenzione e la scrupolosità che meriterebbe l’organizzazione delle iniziative legate alle commemorazioni dello Sbarco di Anzio e Nettuno siano venute meno”. Gli avvenimenti legati allo Sbarco Alleato, non possono essere raccontati da chi come Pietro Cappellari, non si riconosce nei valori che l’hanno ispirato e nelle motivazioni che hanno guidato i soldati inglesi e americani. La trasmissione di quella memoria non può essere affidata a chi nelle sue pubblicazioni parla di “nemico anglo-americano” e di “liberatori”.
Tutto questo è stato raccolto in un interrogazione presentata dalla senatrice Monica Cirinnà, insieme ad altri 26 colleghi del Pd, al ministro Trenta chiedendo spiegazioni sul perché l’organizzazione delle manifestazioni celebrative del 75° anniversario dello sbarco delle Forze alleate a Nettuno, siano state affidate a un ricercatore della Fondazione Rsi: “dichiaratamente neofascista e revisionista”.
Il commissario prefettizio finito nell’occhio del ciclone ha azzerato i vertici dell’Università Civica, diffidando immediatamente la stessa dall’avvalersi ancora della collaborazione di Cappellari e chiedendo una relazione. A difendere l’ “Andrea Sacchi” è stato lo stesso Cappellari con l’associazione “Campo della memoria” che gestisce il cimitero dei caduti repubblichini, ricevuti solo pochi giorni fa dal nuovo Sindaco di Nettuno Alessandro Coppola. Strati così ha revocato l’incarico sia al presidente Roberto Fantozzi che alla direttrice Chiara Di Fede, che aveva preso parte alle visite guidate insieme a Cappellari, perché: “si è trattato di fatti di assoluta gravità”, che hanno prodotto una “gravissima lesione dell’immagine” alla città Nettuno, frutto di “evidenti carenze organizzative e gestionali nell’attuazione del progetto” per la rievocazione dello sbarco, che doveva commemorare i soldati alleati caduti nella guerra di liberazione e affermare i “valori di libertà, pace e democrazia”. Ritenendo pertanto la gestione dell’evento da parte dell’Unicivica “manchevole e negligente”, produttrice di un danno nei confronti dell’intera nazione che “irreversibilmente” ha fatto venire meno i requisiti di fiducia con presidente e direttrice.”
Tutti motivi che non sembrano avere influito minimamente sulla decisione di affidare nuovamente l’incarico alla Di Fede. Un’amministrazione di centro destra che già dai primi atti ha annullato di fatto una decisione presa da un commissario prefettizio, senza darne motivazione alcuna.
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