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NEL NOME DEL PADRE E DELLA MADRE – L’editoriale del Direttore

Stavo riflettendo sul ripetersi, sulla ciclicità dei picchi negativi, sulla incidenza delle catastrofi naturali e artefatte, dagli uragani ai terremoti, dagli inghippi dell’economia alle guerre pretestuose, alle speculazioni ciniche e rapinose, alle infezioni pandemiche, che avvelenano la nostra esistenza di fatto fragile e comunque a termine, a prescindere da fattori traumatici, come quello dello spaventevole COVID 19 in corso. Potremmo banalizzare e rassegnarci in attesa degli scontati eventi di mezzo o conclusivi, senza impegnarci, senza trarne la morale, che diversamente ci sospinge verso la realizzazione del futuribile e del bene comune. Le notizie di contagio dell’oggi, di supereroi dello sport, come di potenti delle istituzioni, di personaggi della cultura, come della scienza, del fine vita tardo o prematuro di chi ci circonda, non può che ricondurci al concetto che tutti siamo parte di un unico organismo in continua evoluzione, con un sistemico nascere del nuovo e decadere del vecchio. Questa è la natura di cui facciamo parte, sia pure neghittosi e ribelli e da cui non possiamo sottrarci e di cui Faust, Mefistofele e Paracelso sono stati e rimangono virtuali rappresentanti di un paradosso, dal quale non riusciamo a svincolarci, perché più tentiamo di conoscere e progredire, più affondiamo nelle sabbie mobili di una diabolica palude, percolata dai mefitici veleni da noi stessi prodotti. In pochi mesi, dall’inizio dell’ennesima pandemia, nella pur breve storia di noi umani, la vita nella sua globalità planetaria risulta stravolta ed ogni schema rotto da emergenze e priorità fino a ieri rifiutate. Il “primum vivere, deinde philosophari” di antica concezione torna a dominare i nostri comportamenti e solo i più forti e gli eroi, i saggi e i temperanti riusciranno comunque a mantenere la barra dritta, posto che la rotta per doppiare il Capo del Coronavirus la conosciamo, anche se tocca navigare nella procella. Per questo, occorre rimembrare le passate esperienze, quelle di chi ci ha generato e di chi li ha preceduti nella progenie. Si tratta di meno di cento generazioni in epoca storica, che hanno affrontato la misterica avventura dell’esistenza a mani nude e poi con mezzi empirici, dotati di straordinaria volontà e spirito, quello formidabile che dovrebbe ispirare scelte diverse anche per molti giovani d’oggi, quello della sopravvivenza.

Ruggero Alcanterini

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Ruggero Alcanterini

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