Il Sindaco di Rosignano Solvay e le altre autorità intervengano per la tutela della salute pubblica bloccando questo scempio
Antonio Dal Cin e Antonella Franchi sostengono l’impegno di Massimiliano Posarelli e chiedono al sindaco di Rosignano Solvay di agire per la prevenzione primaria: bloccare l’inquinamento per preservare la salute dei cittadini.
“La morte scorre nell’acqua potabile delle tubature di amianto ed è somministrata dall’aria che respiriamo, con le fibre killer che attraversano i polmoni e li trapassano, provocando il terribile male del mesotelioma, del cancro polmonare e degli altri cancri da amianto.
Ne so qualcosa, perché mio padre fu stroncato dal male dell’amianto quella mattina del 19 novembre 2010, quando mia madre lo ha trovato riverso sul divano di casa, ucciso per soffocamento.
Eppure da allora nulla si è fatto, la gente continua a morire e ora anche i pesci muoiono perché i veleni somministrati da questi industriali assassini uccidono.
E che fa il Sindaco di Rosignano Solvay? Vuole estendere il divieto di balneazione.
Ma piuttosto, compia il suo ruolo! Tuteli la salute con la prevenzione primaria, che presuppone di non contaminare l’ambiente. Questo io chiedo per salvare vite umane e non solo i pesci del mare” dichiara Massimiliano Posarelli.
“Abbiamo appreso, almeno dai mezzi di informazione, che sarebbero state trovate tracce di ammoniaca e che l’Arpat annuncia nuove analisi. Ma dov’era l’Arpat fino ad ora? Perché sono morti questi pesci?
C’è il rischio che le correnti trasportino questi pesci contaminati, che poi vengono pescati ed entrano nella catena alimentare dei cittadini, oltre naturalmente agli altri cancerogeni, allarme lanciato dal Dott. Marabotti con uno studio pubblicato in ambito internazionale.
E che cosa fa il Sindaco di Rosignano Solvay?
Perché non accoglie le richieste dell’Avv. Ezio Bonanni di svolgere il suo ruolo di tutore della salute ed evitare queste contaminazioni a danno dell’ambiente?” dichiara Antonio Dal Cin, coordinatore nazionale ONA.
Gli fa eco Antonella Franchi, anche lei coordinatrice ONA Nazionale e colonna portante dell’ONA nel territorio, una giovane donna coraggiosa, brillante ed intelligente che dedica parte del suo tempo ad un impegno, quello in tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, che è ammirabile e pregevole, tanto più in un contesto di rappresentati istituzionali incapaci di tutelare appieno la salute.
Infatti, Rosignano è tra le città che hanno il record di patologie asbesto correlate, in particolare mesoteliomi.
“C’è un’emergenza e cioè la moria di pesci che si sta verificando davanti le spiagge bianche e che è stata rilevata lo scorso 29 agosto: centinaia di esemplari sono stati trovati sulla battigia e al largo del Fosso bianco. Chiediamo di accertare chi scarichi in questo canale e che quindi si proceda.
Noi dell’ONA preannunciamo un’istanza di giustizia alla Procura della Repubblica di Livorno, che inoltreremo anche alla Procura Generale di Firenze perché vengano identificati coloro responsabili dello sversamento”dichiara Antonella Franchi.
Intanto l’Arpat ha comunicato i primi risultati dei campionamenti effettuati martedì sera, quando il Dipartimento di Livorno ha ricevuto la segnalazione dalla centrale operativa della Protezione civile. Come confermano dal Comune, sono state trovate tracce di ammoniaca in acqua. Martedì mattina i tecnici Arpat erano intervenuti in Solvay per un forte odore di ammoniaca, accertando che si era verificato un problema nei distillatori della sodiera. «Per il momento Arpat non ha fatto un collegamento di causa-effetto – dice l’assessore all’ambiente Daniele Donati – tra l’ammoniaca e la moria. Aspettiamo i risultati definitivi delle analisi anche sui pesci prelevati. È certo che, pure alla luce di quest’ultimo episodio, dovremmo cominciare a ragionare con gli enti del percorso di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) di allargare il limite del divieto di balneazione». Attualmente l’area interdetta alla balneazione va da 100 metri a nord a 100 metri a sud del Fosso bianco. «Fino al 2011 – aggiunge Donati – erano 50 metri, noi li abbiamo raddoppiati. Adesso col Ministero dell’Ambiente, la Regione, l’Arpat, gli enti preposti al percorso dell’Aia, penso che dovremmo verificare l’esigenza di ampliare ulteriormente la fascia di rispetto intorno allo scarico Solvay».
«Dopo aver effettuato un campionamento istantaneo allo scarico generale della fabbrica Solvay – si legge nel comunicato Arpat – verso le 21 per la ricerca del parametro ammoniaca e test di tossicità acuta, sono stati effettuati successivamente 6 campionamenti, 3 a sud e 3 a nord dallo scarico, di acqua di mare finalizzati alla ricerca del parametro ammoniaca, considerata la problematica verificatasi nello stabilimento martedì mattina. Durante il prelievo dei campioni di acqua di mare lungo la battigia, soprattutto nel tratto a sud dello scarico generale Solvay, sono stati rinvenuti pesci morti: lecce stella e muggini/cefali».
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