Quale luogo più confacente, se non lo stadio, per collettivizzare il tripudio, quanto la riprovazione, l’affetto, quanto l’odio, per appartenenza, gesta e simulacri? Appunto, lo stadio, dove puntualmente si riversano distillati di energie positive, del gioioso spirito, quanto dei peggiori istinti , delle scorie tossiche di una società civile come quella italica, che non esita a fare dello sport visto e praticato la cartina di tornasole del suo stato. Non c’è da meravigliarsi dei cori razzisti, dell’incitazione alla violenza, così come dell’iperpassionale sostegno per squadre e singoli protagonisti della metafora, che si rinnova a ogni occasione d’incontro e di scontro, perché quel che viene scenicamente rappresentato in realtà siamo. Siamo il prodotto, il risultato puntuale dei vizi e delle virtù nascoste e manifeste nell’humus della collettività italica, del suo modo di essere, di non fare scelte, di tirare a campare. Le rinunce e rinvii in tema culturale, il vulnus educativo dei padri ricadono inesorabilmente sui figli e sulla nostra società, che si definisce civile senza avere le carte in regola. Vogliamo tornare alla mancanza di educazione civica e motoria per i ragazzi delle nostre scuole primarie? Provate a controllare quanto investe lo Stato e precipuamente nella Legge di bilancio per lo sport, sotto il profilo etico… Per tutte le organizzazioni preposte alla promozione dei valori certi, le Associazioni Benemerite, non si arriva all’uno per mille. Le vere spese rilevanti sono quelle per le forze di polizia, per le attività di contrasto e i provvedimenti restrittivi, quindi, con molta riluttanza, per l’innovazione tecnica, per la vigilanza e la sicurezza. Questo spiega la pochezza culturale che avvolge il fenomeno sportivo italiano, dalla promozione alla comunicazione dei media, alla contestualizzazione storica. Paradossalmente, quando il Ministero per i Beni Culturali darà vita al Museo Nazionale dello Sport, allora saremo maturi, liberi anche dai demenziali cori e dalla violenza dentro e fuori degli stadi.
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