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“L’olimpiade contesa” di Ruggero Alcanterini

L’OLIMPIADE CONTESA – Oggi la Sindaca di Roma di Roma, Virginia Raggi, ha fatto un passettino avanti , incontrando in Campidoglio una delegazione “Paralimpica” in partenza per i Giochi d Rio, guidata dall’ex Assessore allo Sport della giunta Marino, Luca Pancalli, peraltro dimessosi per tempo e Presidente del Comitato Paralimpico Italiano. Ma, la vera notizia non è quella che la partita sulla candidatura di Roma per i Giochi 2024 rimane aperta sino al prossimo incontro con il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, quanto il fatto che rispunta da parte del Governo l’ipotesi alternativa di Milano per il 2028/2032, qualora quella capitolina abortisse. Diciamo che questa idea di contendere i Giochi Olimpici ai romani, da parte dei milanesi, è di vecchia concezione, anzi atavica, al punto che fu Teodosio I su richiesta di Ambrogio, Vescovo di Milano, a chiudere le Olimpiadi Antiche nel 393 d.C.: un sisma aveva diroccato Olympia e senza porsi dubbio alcuno, venne soppressa la ciclica tradizione agonistica, considerata pagana, alla stregua di Zeus, il cui tempio e la statua crisoelefantina opera di Fidia furono distrutti da Teodosio II, nel 423. Più recentemente, nel dopoguerra, il Sindaco Antonio Greppi ipotizzò la candidatura per i XVII Giochi del 1960, in alternativa a Roma, così come nel 1978 Carlo Tognoli, Sindaco, poi più tardi Ministro con delega allo sport, fece l’ipotesi di una sostituzione meneghina di Los Angeles, per il 1984, qualora la Guerra Fredda ne avesse completamente tarpato le ali. Più recentemente, Milano si propose in alternativa a Roma, sia per la candidatura del 2004, , non andata a buon fine in sede di votazione a favore di Atene e con un probabile scambio con Torino 2006, sia per quella del 2020, cancellata per decreto governativo da Mario Monti. Ma la vera, seria candidatura, forse oggi irripetibile, fu quella di Milano Olimpia 2000, per quanto era strutturata, senza l’alternativa romana. Diciamo che la paternità di quel progetto era nata da padri nobili, come Gianni Brera, Ottavio Missoni e Franco Ascani, allora assessore allo sport, turismo, spettacolo alla Provincia, durante una cena nel gennaio 1988. Brera tracciò la filosofia del progetto, Missoni creò il logo (nella foto) e Ascani avviò immediatamente la macchina amministrativa con il Comune e la Regione, disponendo per un comitato provvisorio con sede e appuntamenti di lavoro settimanali. Il tutto fu pubblicato dal mensile “Record”. Lo spunto operativo era venuto dall’idea di costruire un terzo anello per S.Siro in funzione dei Mondiali di Calcio 1990 e quindi, perchè no, uno stadio olimpico con pista per l’atletica, ricostruire il palasport caduto per la neve nel 1985, sostituire il velodromo Vigorelli, disponendo comunque dell’Idroscalo per le discipline remiere. Tra alterne vicende, giunse un no fiscale dal Presidente del CONI Gattai, che cambiò poi in si, dopo un paio di mesi, in una riunione al CONI, nel settembre 1990, presenti Tognoli, Bartolo Consolo e l’Assessore comunale allo Sport di Milano, Augusto Castagna, oltre allo stesso Ascani. Il compromesso avvenne sulla presidenza di Massimo Moratti e la direzione generale di Luca di Montezemolo. Un anno e mezzo più tardi, a fronte di polemiche e attacchi da parte di Candido Cannavò, su La Gazzetta dello Sport, un referendum non proprio favorevole tra i cittadini, ma con una discreta posizione nel contesto CIO, dossier della candidatura presentato nel 1991 a Istanbul, a sorpresa, dopo una sofferta approvazione del progetto nell’aula di Palazzo Marino, il 30 gennaio 1993, proprio Moratti fece crollare il sogno, in piena tangentopoli, dimettendosi da Presidente del Comitato per Milano 2000, chiudendo forse per sempre la legittima speranza milanese di recuperare quei Giochi, che già S. Ambrogio aveva tentato di cancellare dalla storia millecinquecento anni prima .
Ruggero Alcanterini

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