E così ieri Riccardo Iacona, con la sua trasmissione inchiesta “LO SPORT E’ UN DIRITTO”, su Presa Diretta/RAI TRE, ha sparato in fronte al mostro, che da una ottantina d’anni va divorando il fegato agli sportivi italiani, quasi fossero predestinati eredi di Prometeo. Il mostro, più che un’aquila rapace è un Talos, una combinazione perversa che vede insieme la finanza speculativa, il professionismo senza limiti né controlli, l’assenza dell’attività motoria nelle scuole primarie, una presenza di Governo secondaria, investimenti inadeguati da parte dello Stato e delle Amministrazioni. Il tradimento degli ideali dalla Legge De Sanctis del 1878 e tutto quello che è capitato dal 1943 in poi, sintetizzati in un punto, l’assenza dello sport nella Costituzione, il vulnus che fu segnalato e poi ignorato con gli Stati Generali dello Sport del 2017. Sentire tutto quel che riguarda il calcio della tentata Superlega e dei super club contesi tra americani e sceicchi, il fare strame del fair play finanziario, capire che buona parte del buco di tre quattro miliardi di euro è originato dagli esagerati compensi di calciatori e mediatori, in un vortice di transazioni e plus valenze, è qualcosa che fa tremare i polsi, ma anche girare le scatole a chi l’attività sportiva se la inventa e la vive, a volte in modo disperato. Sentirsi dire dal Ministro Francese quel che ben sappiamo, ma non riusciamo a far passare per un complesso d’interessi trasversali, ovvero che ogni euro investito con l’educazione e l’attività tra i bambini si moltiplica per otto volte, come risparmio per i costi della salute a tempo debito e che sul campo loro ci mandano i laureati in scienze motorie, è alla fine umiliante, per noi e per il Bel Paese, per chi continua a vivere da cicala in un territorio disseminato di impianti resi fatiscenti dalla stupidità. Ma tant’è, rimaniamo in attesa che qualcuno prenda in mano la Costituzione e la cambi. Poi, forse, verrà il resto.