Ieri, mentre al Salone d’Onore del Palazzo H, al Foro Italico, si davano convegno molti rappresentanti della magistratura civile e della giustizia sportiva, delle forze dell’ordine e dello sport con le stellette, sul tema LO SPORT CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E I MINORI, andava in scena nella Ostia di pasoliniana memoria un ennesimo episodio di pesante violenza, in qualche modo collegato allo sport, per l’immaginario collettivo. Teatro della vicenda, l’ingresso di una “palestra”, riservata ai soci, ma pur sempre un luogo di sport, dove appunto si dovrebbe anzitutto promuovere la non violenza. Devo dire che l’esecuzione della “testata”, da parte del “gestore”, ai danni di un collega della RAI, ripetuta in loop da tutte le tv e attraverso i social, per brutalità e tecnica, ci ha ricordato quella storica, “mondiale”, di Zinédine Zidane ai danni di Materazzi. Dunque un’ennesima bruttissima vicenda, che testimonia la discutibile affidabilità di quanto purtroppo ristagna anche intorno al mondo dello sport e dei suoi luoghi di aggregazione per la pratica e lo spettacolo. Non pensate che io sia un masochista, se rammento la sentenza, sempre di ieri, che ha visto la Corte d’Assise di Lodi condannare all’ergastolo l’assassino di una coppia di appassionati di Body Building nel parcheggio del Palasport di Pordenone. Non finiremo mai di pensare al martirio della piccola Yara Gambirasio, vittima della sua serena passione per la ginnastica artistica e dell’orco in agguato fuori del Palazzetto in quel di Brembate, come alle ragazzine di Lonate vittime di una storia infinita di pedofilia all’interno di una ASD specializzata in karate. Diciamo che “La violenza dentro e fuori degli stadi” – come la chiamavamo noi dell’AICS del Presidente Gianni Usvardi, ancora negli anni ottanta, con una bellissima mostra-denuncia che girava per l’Italia – nelle sue innumerevoli variabili è la dimostrazione di quanto sia importante la funzione sociale dello sport e la sua capacità di aggregazione, di motore per lo sviluppo culturale, nonché economico per società civile, al punto di attrarre anche tutti soggetti negativi che ci si annidano. Per questo, prima ancora che reprimere e curare, occorre prevenire, tutelando lo sport come bene prezioso della collettività, introducendolo con pari dignità nella Costituzione, elevandolo al massimo rango delle funzioni educative nella scuola, dalle materne, alle primarie, alle secondarie e all’università, dandogli ruolo di governo con relativo portafoglio, eleggendolo in modo assoluto a livello di tutore del civismo e della qualità della vita, fino a ridurre drasticamente gli attuali spaventosi costi della salute e dell’ordine pubblico. Tra le competenze, in termini di responsabilità sociale, con molto fair play, rientrano anche aspetti non secondari della integrazione e della inclusione con i flussi migratori regolari e quelli dell’emergenza, che si è determinata con gli irregolari. Credo che LO SPORT CONTRO OGNI TIPO DI VIOLENZA possa essere considerato a buon titolo come uno dei punti da trattare nella ormai prossima assemblea degli STATI GENERALI DELLO SPORT, in programma per il 20 e 21 novembre sempre nel Salone d’Onore, memore di trionfi, da quello demonizzato del Duce a quello obsoleto dell’Imperatore Cesare Augusto, da ottant’anni muti testimoni della storia dello sport italiano.
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