Mi chiedo, nei momenti di dubbio, per quale ragione arcana l’Italia, a poco più di un secolo e mezzo dalla sua ricomposizione risorgimentale, tutto sommato ancor giovane e tartassata da sismi e bufere d’ogni sorta, tacciata d’essere la detentrice di un debito pubblico da record dei record, continua ad essere partecipe e protagonista, dei vertici dei G7/8/10/20 etc., che di economia parlano e non di effimero, pur lasciando fuori dell’uscio convitati di pietra ingombranti come la Russia e la Cina. Poi, mi guardo intorno e mi rendo conto che la nostra principale risorsa o se preferite connotazione è l’essere diversamente geniali, assurdi sino al limite estremo del masochismo giuridico, ma comunque capaci di volare, pur privi di ali ed auto-incaprettati con mille lacci, lacciuoli e vincoli mentali o se preferite noti strumenti da falegnameria. Tanto per capirci, pur appiedati dal crollo di un Ponte, sino ad agosto vanto italiano dell’architettura al limite dell’impossibile , probabile e la cui durata era stata calcolata per difetto in cinquant’anni, adesso, con l’annuncio di ieri, schizziamo ancora una volta in cima alla collettività planetaria, prendendone il comando con il nostro ingegnere pilota militare Luca Parmitano, nominato dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) comandante della Missione Beyoind, che, a partire dal luglio 2019, durerà tre mesi e avrà la responsabilità di nuove sperimentazioni funzionali ad una futura spedizione “marziana” e alla vita anche vegetale nello spazio , posto che il nome della missione Beyond (oltre) richiama i principi della ricerca, che è orientata alla scoperta oltre i confini della conoscenza. Luca si alterna con superwoman e superman della squadra tricolore, come Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli. Per il Presidente dell’ASI, Roberto Battiston, Beyoind è di per se tutto un programma, perché indica in sintesi la filosofia degli esperimenti, tesi anche ad indagare i molti segreti che ancora riserva il nostro pianeta. L’annuncio, congiunto con l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) è stato dato dal quarantaduenne astronauta di Paternò, nella sede della italianissima Frascati, perla dei Castelli Romani ed altresì nota per le sue splendide Ville, oltre che per il vino. Lui , che sarà il primo italiano ( il secondo europeo) al comando della Stazione spaziale internazionale (Iss) vanta una precedente esperienza , quella della Missione “Volare”, che nel 2013 prese simbolicamente il nome dalla celebre canzone di Domenico Modugno, quando si rese protagonista di una straordinaria passeggiata spaziale di 6 ore e 7 minuti, inviando immagini splendide e assolutamente inedite della Terra e dell’Italico Stivale. insieme a lui, a navigare tra la “polvere di stelle”, tra dieci mesi ci saranno i colleghi Andrew Morgan della Nasa e Alexander Skvortsov di Roscosmos. Tutto sommato, tra le ombre pilotate dei rating e gli algoritmi perversi degli spread, preferisco le ispiratrici luci siderali. E’ anche per questo, che mi sembra giusto riproporre un mio scritto di un paio d’anni fa… Ruggero Alcanterini – 30 settembre 2016 · POLVERE DI STELLE – Mi sembra di sentire le note e il canto di Alberto Sordi e Monica Vitti in “Polvere di Stelle”, un inno quasi scaramantico, un “chi se ne frega!” del disastro in corso tra le alterne vicende della Seconda Guerra Mondiale e quella civile negli anni quaranta. Dopo quasi ottant’anni, il clima non è cambiato di molto e stentiamo a convincerci di essere in grado di risolvere problemi di forma di sostanza una volta forse impensabili. Siamo nel dubbio di fronte a treni su binario unico, buche nelle strade, fogne intasate, migranti accampati nei giardini pubblici. Olimpiadi si, olimpiadi no a Roma, quando cinquantasei anni fa siamo stati capaci di organizzarle al meglio… Allora, usciamo dall’avvilente farsa per entrare nella splendida realtà di Rosetta, la sonda spaziale anche italiana, che ieri la polvere delle stelle è andata ad annusarla, assaggiarla, palpeggiarla sulla Cometa “67P/Churiumov- Gerasimenko”, confermando che l’uomo è un alieno sulla terra e gli italiani sono alieni tra gli uomini nel cosmo, da dove siamo venuti e dove saremo presto obbligati a tornare, scegliendoci un nuovo pianeta, dove andare a fare danno. La stele di Rosetta ritrovata nel 1799 ha dato la soluzione all’antico rebus dei geroglifici egizi, secondo la regola che non tutti i mali vengono per nuocere e che le guerre, magari “napoleoniche”, hanno sortito a volte risultati utili per l’evoluzione della conoscenza e con questa il divenire della nostra inquietante umanità. Quando Jean-François Champollion nel 1822 seppe dare una risposta certa ai dubbi amletici di Athanasius Kircher ed altri angosciati ricercatori si aprì una progressione geometrica per le nostre capacità innovative, delle quali dovremmo essere tutti più consapevoli. Penso convenga provare a volare per cogliere la polvere delle stelle, piuttosto che ristagnare nel dubbio e nel guano delle stalle.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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