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L’ITALIA, I LIBRI E IL CUORE, DAL VIOLENTO BIANCHI AL GENEROSO MONTEIRO

10 SETTEMBRE 2020
– Sicuramente il De Amicis avrebbe inserito la vicenda di Colleferro tra quelle che fecero di “Cuore” uno dei maggiori successi letterari del novecento, con milioni e milioni di copie vendute nel mondo, ma soprattutto con una valenza pedagogica straordinaria, capace di suscitare i sentimenti più giusti per unire gli italiani intorno al tricolore. Edmondo, antesignano del socialismo turatiano, con una carriera di giornalista e scrittore top, si pose il problema dell’educazione da dare ai ragazzi e contrappose la figura del violento Franti a quella del generoso Garrone, piuttosto che del Derossi, socievole borghese, primo della classe. Adesso, dopo oltre un secolo, si avverte drammaticamente la carenza educativa e il degradare di una società, che ha via via assunto la figura del violento Franti come modello di riferimento. Umberto Eco, rileggendo Cuore, aveva elaborato proprio un Elogio di Franti nel suo Diario minimo (1961), interpretandone il ruolo come quello di un ribelle anticonvenzionale. Nel frattempo è passata sufficiente acqua sotto i ponti per capire che la deriva in essere è totalmente sbagliata. Oltre che ripartire occorre riflettere, la scuola deve recuperare in pieno il suo essenziale ruolo formativo. Nella Prefazione di Cuore, De Amicis non a caso scrisse: “Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i 9 e i 13 anni, e si potrebbe intitolare: Storia d’un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d’una scuola municipale d’Italia. – Dicendo scritta da un alunno di terza, non voglio dire che l’abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori; e suo padre, in fin d’anno, scrisse queste pagine su quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero, e di conservare, quanto fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, 4 anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il manoscritto e v’aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose. Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene”.
Ruggero Alcanterini

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