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L’ITALIA DI PIRRO

22 settembre 2020
– Adesso c’è chi grida alla vittoria e chi grida alla comunque vittoria, quella che una volta richiamava l’epilogo della battaglia ad Ascoli Satriano in Puglia, vinta nel 279 a.C. dal Re dell’Epiro, Pirro. Per carità, è comprensibile che ognuno cerchi le ragioni della propria vittoria, pur nella sostanziale sconfitta, ma è altresì ovvio che altri, che dai trionfi si tengono in disparte, si facciano carico di una serena obiettiva riflessione. E’ evidente che il panorama costituzionale, dei consensi e del quadro politico scaturiti dalla consultazione referendaria ed elettorale risultano sostanzialmente modificati dai risultati. L’idea di alleggerire le due Camere del Parlamento Nazionale e per conseguenza il potere del Governo Centrale è sostanzialmente passata, salvo i decreti attuativi che verranno con i loro tempi, ma comunque prima delle nuove Elezioni. Il ruolo ed il potere delle Regioni si va rafforzando e le percentuali ottenute dalle liste di Governatori eletti lo dimostrano, tanto quanto l’impoverimento anche elevato dei consensi a Partiti e paradossalmente per chi ha pervicacemente voluto attribuirsi la bandiera del taglio orizzontale per Montecitorio e Palazzo Madama. Adesso, la legge fisica della compensazione darà molto più peso alla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome ed aumenterà in progressione geometrica l’importanza del rapporto tra cittadini ed amministrazioni locali, posto che i parlamentari nazionali ed europei risulteranno sempre più distanti dalle realtà territoriali. Nel 2022, paradossalmente, il Presidente della Repubblica sarà rieletto alla vecchia maniera e con molti parlamentari di fatto esautorati nella forma e nella sostanza, ma poi tutto dovrà cambiare per forza di cose, per l’effetto naturale che ineluttabile deriva dalla elezione diretta di Presidenti di Regione e Sindaci. Diciamo che l’autodenuncia di inadeguatezza pronunciata da quattro votazioni dei parlamentari attualmente in carica e il sessantanove per cento del SI confermativo con il Referendum popolare hanno seppellito con una pietra tombale gli stessi Partiti nazionali, già vessati, vilipesi e fatti strame dall’inizio degli anni novanta. Adesso si apre una prospettiva federale con algoritmi e sviluppi intuibili ma non prevedibili, a fronte di una fase straordinaria del nostro divenire, tra pandemie virali in sospeso e non rinviabili gestioni straordinarie per progetti di economia e sviluppo, che non prescindono da stabilità, qualità ed autorevolezza della gestione. Insomma, stante il quadro complessivo dei risultati, del nuovo assetto e dei nuovi numeri, la situazione sembra complicarsi, salvo fattori di sorpresa, salvo elementi di novità che sembrano tralignare dalle stesse dichiarazioni di alcuni dei Governatori, che presto non mancheranno di trovarsi a Roma, magari a Porta Pia.
Ruggero Alcanterini

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