C’è da chiedersi che senso abbia operare in assenza di un progetto generale, universale e concretamente condiviso con le autorità internazionali ed europee, nazionali. In realtà, si danno per scontate molte cose, ma per capire come va il mondo bisogna analizzare i bilanci economici in materia d’investimenti. Il settore dello sport, per primo, ha brillato e brilla per scarsa sensibilità sui temi dell’etica e della cultura. Quel poco che si riesce a fare verte sulle spalle del volontariato riconosciuto e su chi, da privato, comunque nutre intenti speculativi, avvalendosi di marchi commerciali e con l’esigenza effimera dell’apparire, piuttosto che dell’essere. La vera svolta, con esiti concreti, non può prescindere dalla volontà politica e dall’azione istituzionale, che da settant’anni brilla per assenza, salvo i segnali dalla Presidenza Mattarella. Ieri sera, la RAI ha mandato in onda un servizio sul Museo del Calcio a Coverciano e presto si proporrà la celebrazione di quello Internazionale, sempre del football, a Loreto Aprutino, Comune Fair Play, come iniziative di spessore, lodevoli, ma comunque gocce nel mare, tessere di un mosaico incompiuto, quello del Museo Nazionale dello Sport Italiano, sacrosanto e dovuto alla collettività, paventato, ma mai nato, lasciato andare sciattamente nel tempo insieme a migliaia di testimonianze fondamentali per la nostra storia, parte delle quali ormai irrimediabilmente perse nell’indecifrabile limbo che sospende il fare.
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