Sarà perché ho nostalgia dell’azzurro, del gioioso mare per tutti al “Battistini”, contiguo al Pontile di Ostia, sarà perché conservo un terso ricordo della prima Festa degli Alberi sulle libere pendici di Monte Mario, sarà perché il selvaggio sentimento che mi pervade e mi motiva mantiene le radici tra le faggete che coronano Allumiere e gli antichi “polverini” dell’ansa tiberina, a valle di Ponte Milvio, sarà perché la mia adolescenziale iniziazione allo sport non prescindeva dallo scenario di assoluta purezza architettonica, dal fascino irresistibile dell’intonso vecchio Foro Mussolini, ad un tiro di schioppo da casa mia, sarà perché la trasmissione radiofonica che condussi su Radio – RAI tra il 1980 e il 1991 titolava proprio “ONDA VERDE”, insomma, mettetela come vi pare, ma io non posso che provare emozione per questa discesa in campo dei giovani e soprattutto dei giovanissimi ispirati alla salvezza della vita sul Pianeta. Di certo, nessuno, tra quel milione di ragazzi sciamati per le vie e le piazze del Bel Paese, piuttosto che gli altri in ogni altra latitudine, nutre interessi diversi da quelli positivi per una società migliore, per una rinnovata qualità di vita, per fugare conflitti e manipolazioni del futuro. Beh, penso che molti di voi, come me, avranno condiviso idealmente questa mobilitazione, convenendo che se si è giunti a questo punto, così prossimo alla catastrofe globale, ci sono responsabilità che non si possono ignorare e c’è l’esigenza di un pronto e determinato cambio di registro, d’indirizzo, di progetto planetario, rispetto al quale appare evidente l’inadeguatezza e la non affidabilità della gran parte dei governi e quindi delle articolazioni, di cui si compone il sistema complessivo, che abbisogna adesso di una nuova riconosciuta e rispettata autorità internazionale, oltre gli onusti ma arrugginiti ed usurati vecchi consorzi, ormai soltanto convenzionali acronimi, piuttosto che degli “sceriffi” e degli schieramenti ispirati a difesa armata di interessi prima ideologici e poi comunque economici, assolutamente distonici rispetto alla creata ineludibile emergenza climatica e della stessa vita sulla Terra. Ecco dunque che, onda su onda, con questo ritmare crescente del sopravvenire di una coscienza verde, privo di appartenenze e bandiere, sospinto dal sentimento autentico dell’amore giovane per il bene comune, tralignano sensazioni dagli angoli remoti della memoria, non soltanto i colori netti, ma i profumi intensi, le melodiose concertazioni armoniche della natura, come gemme preziose di un tesoro inestimabile, di cui noi della prima metà del Novecento abbiamo avuto percezione. Albe e tramonti, firmamento da sogno, ronzare e cinguettare, luccicare d’insetti nel crepuscolo, cantare e gracidare, avvertire il cambiare del tempo stagionale con il profumo dei nettari e la diversa cromia dei fiori, la flagranza della genuinità dalla prossimità dei forni vorremmo che fossero restituiti nel presente e non confinati in un egoistico straordinario naturale passato, di chi ne ha memoria, ma non ha avuto la capacità di difenderlo.
***“In Italia la prima “Festa dell’Albero” fu celebrata nel 1898 per iniziativa dello statista Guido Baccelli quando ricopriva la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. Nella legge forestale del 1923 essa fu istituzionalizzata nell’art. 104 che recita : “e’ istituita la festa degli alberi, essa sarà celebrata ogni anno nelle forme che saranno stabilite di accordo fra i ministri dell’economia nazionale e dell’istruzione pubblica” con lo scopo di infondere nei giovani il rispetto e l’amore per la natura e per la difesa degli alberi.
Nel 1951 una circolare del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste stabiliva che la “Festa dell’Albero” si dovesse svolgere il 21 novembre di ogni anno, con possibilità di differire tale data al 21 marzo nei comuni di alta montagna; la celebrazione si è svolta con regolarità e con rilevanza nazionale fino al 1979“.
Ruggero Alcanterini
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