Sembrerebbe essere una perversa casualità ad unire il sangue versato da due italiani quasi omonimi ed in un breve arco di tempo sul fronte del terrorismo islamico, che nelle sue mille variabili adesso si stende dalla Siria alla Francia e che fa potenziale teatro di guerra ogni angolo di Oikoumene, l’antica casa comune dei popoli mediterranei. In realtà, ricorre per entrambi, giovani e valenti colleghi della comunicazione, la concausa professionale, fatta di passione e coraggio, ma al contempo incombe inquietante la maledizione dell’undicesimo giorno, segnalatasi drammaticamente con l’attacco alle Torri Gemelle di New York nel settembre 2001, puntualmente riemersa l’ 11 di dicembre scorso per Antonio Megalizzi , giovane corrispondente vittima nell’attentato terroristico di Strasburgo e quindi ieri per il fotoreporter Gabriele Micalizzi, gravemente ferito da una granata a un tiro di schioppo da Deir Ezzor, ultima roccaforte degli irriducibili dell’ISIS. Quando il tempo avrà fatto giustizia anche sommaria delle vere ragioni e responsabilità di tanto orrore e dolore, allora scopriremo che Megalizzi e Micalizzi, insieme a migliaia di vittime prevalentemente innocenti di questa follia, non avranno dato inutilmente il loro tributo nell’anelito della verità, forse vano nella speranza di pace.
Ruggero Alcanterini
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