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L’editoriale del Direttore: RIFORMA DEL SISTEMA O RIFORMA DELLO SPORT?

Ieri ho trovato l’Aula Magna del “Giulio Onesti” davvero piena come un uovo. C’erano quasi tutti, ma non tutti, a parti contrapposte, rispetto agli Stati Generali del 16 gennaio. A fronte degli argomenti trattati, qualcuno tra i presenti ha mormorato: “Qui si scopre l’acqua calda”.  In particolare sul tema avvitante, centrale di “sport e salute”, che non è soltanto questione di nuova denominazione per il già CONI Servizi, c’è stata la marcata sottolineatura del Governo con la presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e della Ministra  di riferimento, Giorgetti e Grillo, oltre al Ministro della Pubblica Istruzione, Bussetti, all’altro Sottosegretario alla PCM, Valente e il Ministro dell’Interno, Salvini, che per l’occasione   ha sfoggiato un virtuale abbigliamento da pescatore sportivo,  raccontando della sua esperienza con canna e bolentino, euforizzando il Presidente della FIPSAS, Matteoli. Francamente, per recuperare nella memoria storica del periodo repubblicano una si tale mobilitazione di Governo per riflettere  sul tema dello sport con un taglio esplicitamente sociale, occorre rifarsi alla Conferenza Nazionale indetta da Nicola Signorello, alla Sala della Confindustria all’EUR, trentasei anni fa, certamente con ben altra struttura e spessore, visto che erano coinvolti Comuni e Regioni, si lavorava in commissioni d’esperti e l’obiettivo dichiarato era quello di una demarcazione netta tra amatorialità e professionismo, tra sport sociale e spettacolo sportivo, col fine esplicito di dar vita al Ministero dello Sport.  Io che nell’Aula Magna, durante un Congresso del CUSI, nel 1968, convinsi Nebiolo a candidarsi per la Presidenza della FIDAL, che nei vecchi locali che ospitarono parte dell’Ufficio Stampa dei XVII Giochi nel 1960, iniziai il mio percorso di comunicatore, che tra quei campi, le palestre, la foresteria, la Biblioteca Nazionale ho coltivato cultura ed esperienza, attraversando tutte le variabili possibili del modo di servire la causa dello sport, io che sono partito da Zauli ed Onesti per finire a Fabbricini, Mornati e Malagò, vivendo momenti di facciata e backstage, coniugando senza infingimenti, ipocrisie e  pregiudizi la cultura dello sport  con la politica per almeno trentasei anni, dal 1962 al 1998, posso solo sperare che la “spallata” data al CONI, attraverso la Legge Finanziaria, non porti a soluzioni affrettate, complicate dalla confusione e dal disorientamento di un mondo , che nella sua consolidata autoreferenzialità ha maturato un patrimonio fatto anche di importanti valori inversamente proporzionali al minimo clamore mediatico suscitato. Io che pur sono tra quelli che  hanno fatto il callo all’indifferenza sui meriti maturati nel dare risposte a bisogni lasciati  languire nelle marginalità del movimento , che ha avuto il torto o forse la ragione di introiettare tutto lo scibile, a partire dal calcio quotato in borsa per finire ai disperati agonisti di borgata,  adesso, sento di essere in un contesto frastornato, basito dalla inevitabile messa in pausa, dalla messa in mora psicologica derivante dalla impressione che il Palazzo sia stato violato senza riparo,  pervaso da un  sentimento  oscillante tra l’dea di cavalcare l’onda e quella  di abbandonarsi sul bagnasciuga.  Eppure, Giancarlo Giorgetti ha cercato di rassicurare tutti sulle questioni d’ordine pratico, ha chiamato in causa i Ministri presenti sulla priorità dell’impegno sulla materia sportiva. Eppure Giulia Grillo e Marco Bussetti hanno confermato con forza l’idea di trasformare l’attività motoria e sportiva in un formidabile mezzo educativo, salva vita e salva finanze. Eppure, il Presidente del CONI , Giovanni Malagò, non ha nascosto le sue perplessità su tempi, modi e scelta del mezzo (Agenzia Sport e Salute) che comunque non avrebbe dovuto sostituire, ma aggiungersi a quanto già esistente. Eppure, chi sovraintende ai rapporti con il Parlamento (Camera e Senato), il Sottosegretario Simone Valente, non ha mancato di rimarcare la volontà di garantire passaggi morbidi e risposte puntuali per le esigenze del mondo sportivo.  Eppure tutto questo capitava nel giorno in cui si ufficializzavano notizie sulla recessione e si dichiarava la catarsi del ceto medio, come a dire tempi duri per il mecenatismo di prossimità e la pratica del fitness nei club, come a dire ben venga la garanzia per decreto di disporre almeno di quattrocentotto milioni, che  una volta con il Totocalcio (oggi ridotto ad un ectoplasma) erano miliardi di lire, però da spendere secondo nuova filosofia e nuove regole.  Forse anche per questo, sempre ieri , si è materializzato il disegno di legge a firma del  senatore e Presidente dell’ASI  Claudio Barbaro ed altri , per la “Razionalizzazione della normativa dello sport”.  Per questo, da una ansiosa lettura è emersa l’ipotesi che la manovra in atto sia in realtà sostitutiva di una  vera e propria riforma, nella mancanza di un progetto ufficiale discusso e condiviso, nonostante  le considerazioni dello stesso Giorgetti e di Valente che, non a caso, si sono più volte preoccupati di sottolineare la parzialità del provvedimento in fase di attuazione, rispetto  alla esigenza di una  Legge Quadro per lo Sport.  In definitiva, in sostituzione del pranzo, ci dovremmo accontentare di una “insalatona”, dov’è possibile trovare la “pace fiscale “, il risanamento possibile delle palestre scolastiche e l’avvio dell’attività di educazione allo sport ed al fair play  nelle “primarie”, con l’assunzione di docenti in scienze motorie, incentivi dal Ministero della Salute per attività fisica e sportiva come prevenzione, provvedimenti a favore degli “animatori” e  dei lavoratori nel settore sportivo, semplificazione della burocrazia e avvio dei processi di aggregazione. Una pietanza fredda, in cui si accennano confini tra competenze di Federazioni, Discipline Associati ed Enti di promozione Sportiva, ma si sfumano, confondono e tendono a sparire i “valori certi” rappresentati dalle Associazioni Benemerite, sempre obsolete, seppure essenziali nel sistema per quel che rappresentavano ieri,  sin dagli anni cinquanta, quando gli “Azzurri d’Italia” furono  parte sostanziale ed anche critica della rinascita del nostro sport, come lo saranno sicuramente anche oggi e domani per quella spinta qualitativa, di cui necessita qualsiasi aire riformistico, che punti alla fondamentale  promozione culturale dello sport.

Ruggero Alcanterini

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