L’idea è che noi si sia ciò che ci han donato, per cui l’opportunità di comprendere il senso del nostro percorso di vita, di sola andata, con possibile ritorno, dalle origini misteriche al traguardo ideale. E sì, care ragazze ragazzi, mancano ormai poche ore al passaggio di quell’essere ideale che per elaborazione popolare nel tempo è divenuto “befana”, ma che per l’antica matrice culturale greca era epifàino ed epifàneia, il rendersi da immateriali in materiali, manifesti tal quali apparizione divina. Dunque ognuno porta in se doni e memorie riflesse dei donatori, sino a rappresentarne consapevolmente o inconsapevolmente vizi e virtù, pregi e difetti. Ma perché il riferimento agli etruschi, per quello che mi riguarda, se non per le radici che ci accomunano, noi originati a nord della ingrata figlia, Roma? Beh, perché questa interpretazione nobilita di molto l’esperienza di vita di chi come me ha parte delle radici tra Tolfa e soprattutto Allumiere, propaggini montuose tra Caere e Tarchuna, ricche di risorse trasmutanti, da quelle minerali a quelle umane, area il cui fulcro era in Pirgy e in cui nel tempo si sono appunto continuati a manifestare fenomeni straordinari, come quello polarizzato intorno al grande maestro di vita e di sport, il civitavecchiese Oscar Barletta che, prima valente atleta, poi negli anni cinquanta /settanta/novanta del secolo scorso mise insieme una scuola di eccellenza, di cui si avvalsero le sponde opposte del Mediterraneo e immancabilmente Roma . Non voglio entrare nei dettagli di un palmares onusto di glorie, ma limitarmi a quelle olimpiche, dall’Ultimo Tedoforo dei XVII Giochi a Roma nel 1960, Giancarlo Peris, al primo dei cinquemila metri nei XIX Giochi di Città del Messico, nel 1968, Mohammed Gammoudi, quindi alla adottiva valdostana Roberta Brunet , anche lei sul podio dei cinquemila ad Atlanta., rappresentativi di moltitudini di giovani coinvolti. Ecco, dunque, che l’idea del dono, quella dell’esperienza e della sapienza trasferite, quali testimoni immateriali ma preziose, fondamentali per il nostro migliore divenire, si ripropone perfettamente in occasione della ricorrenza simbolica dell’Epifania in chiave etrusca. Ecco perché il misterico Offerente Etrusco, Oscar Barletta e il suo generoso lascito morale costituiscono un esempio formidabile di epifania per tutti quelli hanno avuto la fortuna di frequentarlo e tutti coloro che costituiscono comunque la incommensurabile platea di inconsapevoli beneficiari, proiettata nel tempo e nello spazio.
Ruggero Alcanterini
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