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L’editoriale del Direttore: MISSIONE SPORT & SPORT MISSIONE

Dal titolo, sembrerebbe quasi una questione di lana caprina, eppure notevole è la differenza tra coloro che sono in missione per motivi sportivi, che ne traggono benefici e privilegi, anche economicamente rilevanti , convenzionalmente ritenuti giusti per il ruolo che ricoprono e coloro che vedono nello sport una opportunità speciale per far crescere la qualità della vita collettiva, disposti al sacrificio del proprio tempo e delle proprie risorse in virtù di un mero sentimento di appartenenza, indipendentemente e a prescindere dal ruolo di responsabilità, a volte alto e senza tutele, che per scelta o destino ricoprono, magari per una intera vita. Ecco, in sintesi, ciò che differenzia il grano dal loglio nel mondo dello sport e che a mio avviso ancora oggi fa da discrimine, dopo millenni dalla scoperta ludica e secoli di moderna evoluzione nel senso anti agonista e non antagonista del diporto, secondo Boccaccio, con l’aggiunta del leale fair play secondo Shakespeare. Ecco la chiave di lettura per ciò che fa o dovrebbe fare del diritto alla pratica sportiva una straordinaria occasione per far divenire la società civile nella filosofia del Sesto Cerchio, quello della universalità dello sport per tutti , piuttosto che imbarbarita proprio da una esponenziale mediatica somministrazione di falsi valori, compresi quelli che vedono stadi e dintorni ridotti come le malebolge infernali del dantesco Ottavo Cerchio. Ma, tagliamo pure la testa al toro e veniamo al dunque: dopo una settantina d’anni dalla ripartenza dell’Italia in veste repubblicana, giunti alla sua “terza” fase, sono accadute e stanno accadendo cose che oggettivamente hanno e potrebbero avere carattere straordinario rispetto ad un passato, negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, fatto di vigorosi tentativi di possibili riforme e virtuosi minuetti elusivi intorno al tema sportivo, considerato – più a torto che a ragione – un tabù da coloro che a turno si sono atteggiati a sacerdoti custodi del Tempio, da cui però Zeus Crisoelefantino era da tempo immemore sparito nel misterico buio per mano di antichi profanatori e gli ulivi dell’Altis erano divenuti soltanto un accademico ricordo. Nel frattempo, rispetto al complicato lavoro di ricostruzione fatto da “missionari” col saio nel primo dopoguerra, negli anni difficili in cui il compromesso sul calcio professionistico si chiamava Totocalcio e da cui dipendeva il sostegno economico dell’intero sistema sportivo in carenza di un impegno diretto dello Stato, si sovrapponeva progressivamente un prevalente orientamento verso un tecnicistico alto livello, tale da garantire la permanenza italiana nell’area “top ten” del palmares olimpico, perdendo progressivamente la presa e il rapporto con la base civile, la funzione sociale essenziale, nella più completa assenza dello sport nella scuola primaria e una pesante carenza per il resto, sino all’ambito universitario, piuttosto che nel campo del welfare, dove la pratica sportivo-motoria per quelli della terza e quarta età è in grado di fare la differenza per qualità di vita e costi della sanità. E allora? Allora, dopo il varo della Legge Finanziaria 2019 che ha messo l’intero sistema sportivo di fronte ad una radicale novità per la gestione non soltanto delle risorse, adesso si tratta di fare davvero sul serio, di ritornare al ragionamento puro sui fondamentali e sulle motivazioni, sugli obiettivi prioritari da cogliere, che non prescindono dalla gloria, anzi potrebbero rafforzarne i presupposti, se la base davvero si allargasse alla totalità dei cittadini senza distinzione di censo, sesso, età , abilità, orientamento culturale e religioso. Ma per far questo, occorre anzitutto por mano al dettato costituzionale che per pregiudizio o mancanza di sensibilità dei padri costituenti non considera la pratica dello sport tra i diritti da garantire, quindi munire le Camere e il Governo di strumenti adeguati, come le Commissioni Parlamentari e il Dicastero di riferimento, posto che l’assetto di programma e di gestione territoriale con Comuni, Aree Metropolitane e Regioni si basa su deleghe assessorili, che messe a sistema dovrebbero avere un interlocutore istituzionale nazionale, attualmente insistente. Viene da se che il dialogo stretto e coordinato, mirato, tra scuola, sanità, infrastrutture e sport potrebbe portare a benefici straordinari in termini di efficienza ed economia, ma sarebbe opportuno, strategico aggiungere i beni culturali, che molto di utile avrebbero da fare rendendo utilmente fruibile il patrimonio disarticolato e a rischio di dispersione, che farebbe dell’Italia il primo Paese del mondo per storia documentata dello sport a partire dalle testimonianze magnogreche, passando per le romane, le rinascimentali e infine le più moderne, comprese le origini italiane della famiglia dei facoltosi romani de Fredis, poi Fredi, poi Fredy de Coubertin, dopo aver originato un ramo parallelo in Francia, di cui esponente ed erede il linea diretta fu proprio il barone Pierre Fredy de Coubertin, noto come artefice del moderno olimpismo, dopo aver promosso il valore sociale della pratica sportiva, contro le ineguaglianze di classe, come straordinario strumento educativo in concorso con la scuola dell’obbligo, illuminazione tal quale quella del nostro super letterato Francesco De Sanctis, che da ministro della Pubblica Istruzione aveva varato il decreto legge per la Ginnastica Educativa nelle Scuole Elementari del Regno già nel 1878 , purtroppo come perla finita con il tempo ai porci.

Ruggero Alcanterini

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