“…Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle. “
E sì, care ragazze e ragazzi, che con me avete vissuto la storia sportiva della Patria di Dante, condividendo i gironi infernali in cui si è snodata, a partire dalla catarsi degli anni quaranta del secolo scorso, ieri, finalmente, abbiamo vissuto novanta minuti liberatori, esemplificativi del concetto per cui chi fa da se, fa per tre. Infatti, ce ne ha dato saggio il nostro compagno di lungo percorso, Gianni Gola, che ha raccolto dal suo collega generale Luigi Ramponi il testimone nell’alternarsi alla presidenza dell’ASMeS, “benemerita” aggiornata ad Associazione delle Stelle e delle Palme al Merito Sportivo. L’occasione deputata e formalmente opportuna era quella della Giornata dello Sport indetta dall’ONU. Al contrario di altri paesi, a cominciare dalla Francia, in cui le manifestazioni in programma erano diverse, per l’Italia l’unica risposta, la sola iniziativa che sottolineasse le valenze della pratica sportiva – come elemento di sviluppo e di pace nel mondo – è venuta appunto ieri dall’ASMeS, che per l’occasione ha reso note le sue intenzioni di sviluppo attraverso una interessante e strategica unilaterale decisione, ovvero quella di modificare il proprio statuto , allargando la sfera di competenza ai tecnici sportivi insigniti della “Palma” dal CONI e intitolando la propria iniziativa permanente per il 2019 allo “Sport per tutti”, dopo quelle sulle società sportive dilettantistiche nel 2017 e su sport e cultura nel 2018. Giustamente, nell’ampollosa sterile assenza di attività istituzionali, da parte del CONI e dello stesso Governo, in attesa che la nuova “Agenzia dello Sport e della Salute” batta un colpo, almeno con le nomine della propria dirigenza, mentre qualcuno continua a fare strame della monumentalità del Foro Italico, rizzando minacciose ferrigne strutture sugli eroi marmorei, che disperatamente continuano a presidiare le testimonianze sportive del “regime”, come quelle della prima Repubblica, in quella che fu la Palestra del Duce, oggi anonima Sala Rossa della Piscina, pur capolavoro di Luigi Moretti, ci si è ritrovati con tempismo perfetto per parlare del presente e del futuro, senza prescindere dal passato. Ad esempio, il paradosso di un evento al presente, in corso mentre scrivo, come quello della Maratona di Roma, minimizzato dai media e dalla differita RAI, comunque atteso e aggregante, ma finito nel tritacarne delle competenze “poliburoamministrative”; la morte accertata di quasi cinquemila società sportive di base; l’apertura del mondo scolastico al ritorno dell’attività motoria nelle “primarie”, introdotta per Legge dal dimenticato Francesco De Sanctis sin dal 1878 e quindi un tuffo nel passato, anche per ricordare che la data del 6 aprile scelta dalle Nazioni Unite coincide con quella convenzionale della prima edizione dei Giochi Olimpici moderni in quel di Atene nel 1896, quando cinicamente fu impedito di correre la Maratona proprio all’italiano Carlo Airoldi, che probabilmente ne sarebbe stato il vincitore al posto di Spyridon Louis. Ma torno al fatto che nell’ora e mezza trascorsa nel “firmamento” dello sport italico, ieri sono fluiti messaggi e sensazioni che meritano di essere colte. Diciamo che chi c’era (purtroppo nessuno per i numerosi enti interessati allo sport per tutti) ha avuto l’opportunità di cogliere qualche refolo del vento, che comincia ad alzarsi. Ad esempio, l’idea di Gola di convenzionarsi con enti e associazioni di natura eterogenea, ancorché sportiva, portatrici di valori comuni al mondo delle “Associazioni Benemerite”, come con l’Osservatorio sul Bullismo e Doping, di cui lui stesso è presidente onorario o con l’Accademia di Cultura e Sport per Superadulti praticanti lo “Skymano”, piuttosto che con il Comitato Paralimpico, apre uno scenario nuovo per le Associazioni portatrici dei valori certi dello sport italiano. In effetti, l’aver fatto riferimento al mondo delle circa ottocento Società Sportive Centenarie, in gran parte sofferenti, fatiscenti e a rischio di scomparsa ha un senso movimentista, come un senso l’avrebbe l’ulteriore accorpamento di titolari di riconoscimenti al merito sportivo, che sono qualificati come beneficiari dei “Collari”, nonché quelli delle Medaglie al Valore Atletico di bronzo e argento, posto che gli “oro” sono di competenza della AMOVA, presieduta da Michele Maffei, anche a capo del Coordinamento tra le Associazioni Benemerite. Diciamo che in assenza di un “dominus” la situazione comincia a fluidificarsi e potrebbe tendere all’aggregazione come alla disaggregazione, proprio come nella segreta dinamica cosmica e approfitto della circostanza, per ricordare un “Maestro di Sport”, Massimo di Marzio, che esattamente venti anni fa, con me nella veste di vice, dette breve vita alla FITES (Federazione Italiana Tecnici dello Sport) che indette rapidamente una assemblea a St. Vincent e perorò con successo l’ingresso dei Tecnici nel Consiglio Nazionale del CONI, dopo due audizioni alla Camera e al Senato, prima della Legge Melandri, la 242 del 1999, che istituiva anche un effimero Comitato Nazionale dello Sport per Tutti. In realtà, il mondo dello sport ad oggi, dopo rimaneggiamenti e aggiustamenti più o meno di comodo, rimane in grande sofferenza e in attesa di un vero progetto di riforma, che metta al centro la società civile nel suo complesso e faccia della pratica sportiva un diritto, prima ancora che una opportunità, ripartendo da una significativa modifica alla Costituzione. Il mondo dello sport sarebbe ancora in tempo per uscire da una abulia masochista e dare un contributo determinante per una riforma, la Riforma, che non può prescindere da chi ne è il fondamentale presupposto. Per questo, però, occorre abbandonare la via onirica delle autocelebrazioni, delle visioni pindariche dell’olimpismo, che finora ci hanno fatto viaggiare purtroppo o per fortuna secondo la nota teoria delle convergenze parallele, ovvero comunque distanti da una realtà che ci riguarda e che improvvisamente è divenuta seria, molto.
Ruggero Alcanterini
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