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L’editoriale del Direttore: “Lo sport italiano un anno fa”

Esattamente un anno fa , inserivo l’argomento sport in una delle mie riflessioni mattutine, editoriali per L’Eco del Litorale e Fair Play News. Il titolo era “ INFRANGERE I TABU’ “ e un lettore protestava dicendo…: Mi chiedo per il rispetto di tutti e delle mille filosofie che albergano nel nostro movimento se sia possibile parlare di sport senza parlare di politica…ci vogliamo provare?” La risposta gli è poi arrivata dai fatti nel corso del 2018, che hanno portato al cambiamento dell’assetto politico e del Governo, che ha inserito nella Legge Finanziaria per il 2019 la disposizione che trasforma il CONI Servizi in Agenzia Nazionale dello Sport e della Salute, cambiando l’assetto della gestione e con esso dinamiche ed equilibri che saranno sicuramente oggetto delle riflessioni al centro della Conferenza per gli STATI GENERALI DELLO SPORT convocati al Foro Italico per il 16 gennaio prossimo, mercoledì. Ecco, intanto quanto scrivevo appunto trecentosessantacinque giorni orsono… – “ Sì, certo, dobbiamo metterci in testa che prima o poi sarà necessario avere il coraggio della ragione per infrangere i molti tabù, che bloccano le nostre legittime aspirazioni di sviluppo, non soltanto economico e le aspettative di giustizia sociale, che sono alla base dei malesseri che da sempre alimentano le pulsioni di progresso per l’umanità. Per questo, ho apprezzato l’obiettività, se non l’umiltà, con cui il Ministro Lotti ha commentato il “pacchetto sport” di ventidue provvedimenti, inserito per la prima volta nella Legge di Bilancio dello Stato , appena approvata. Si tratta di attenzioni particolari o di segnali. Come scrive il Ministro:” Gli impegni presi sono stati onorati, ma so bene che tanta strada c’è da fare per migliorare, rinnovare e dare ulteriore impulso allo Sport Italiano. Certo però che la strada intrapresa sia quella giusta”. In effetti, il pacchetto va considerato importante proprio perché inserito nel Bilancio e quindi dotato della necessaria concretezza, ma diciamocelo, molto, la parte sostanziale che riconosca il vero ruolo dello sport inteso come fenomeno sociale, a prescindere dal professionismo di serie A o B, dovrebbe trovare risposte adeguate di riforma dopo le elezioni politiche del 4 marzo, scadenza però piena di incognite, non soltanto per gli esiti numerici, ma per la competenza dei soggetti candidati a gestire il futuro del nostro Paese. Ma torniamo ai tabù. Paradossalmente, dai tempi di Adamo ed Eva stiamo ancora parlando di sesso e penso che non se ne smetterà mai di parlare, almeno fino a quando ci saranno in circolazione gli umani, perché per il resto della natura sappiamo come funziona. Allora, sapete che vi dico ? Il problema, salvo casi patologici, è legato alla educazione al rispetto, indipendentemente dal genere e dal censo, ma anche dall’età e dalle gerarchie. Siamo certi che questo avvenga regolarmente e adeguatamente laddove l’educazione dovrebbe essere insegnata? Ovvero a scuola e in famiglia ? Non vi nascondo che ho i miei dubbi che questo avvenga nei modi più giusti ed adeguati, visti i casi di bullismo e di violenza gratuita , in particolare sulle donne, dalle molestie, allo stupro, al femminicidio. Il “rispetto” a trecentosessanta gradi , meglio interpretato dal concetto di gioco pulito, il fair play, scaturito dalla fervida mente di Shakespeare, rappresenta la radice quadrata del concetto di civiltà in una società evoluta, che ambisce ad una sempre migliore qualità della vita. Ecco allora che torna il problema di fondo, quello che non ci si può trastullare con le ipotesi e i palliativi. Ecco che ci si deve chiedere seriamente se la soluzione dei problemi sta nel passare per il male minore, oppure prendere il toro per le corna: ma pensate che siano bastati o bastino gli accordi franco-italiani con la Libia, piuttosto che il vertice di ieri a Roma tra i Paesi del Sud Europa a mitigare lo tsunami della migrazione afro-asiatica ? Oppure, ritenete che il problema della moneta unica EURO non si riproponga, dopo l’uscita traumatica dal sistema dell’Inghilterra, che comunque aveva conservato la sterlina e la latitanza legalizzata di Danimarca (in deroga al Trattato di Maastricht) Bulgaria, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria, oltre la Svezia, che decise nel 1997 con un referendum di non utilizzare la moneta unica? (Stati Generali CONI – foto Mezzelani) “.

Ruggero Alcanterini

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