L’uomo e l’orso come simbolo nobile, dirimente nell’araldica. Se ne fregiano la trentina Andalo, come la Svizzera Sangallo, dove nacque mia madre, per non parlare di Berlino e dei tedeschi, piuttosto che dei polacchi. Però lui, cui gli umani hanno conferito una sigla da detenuto, a prescindere, tra la galera a vita e la libertà a rischio della pelle, non ha avuto dubbi, né esitazioni. Il galeotto M49 è fuggito nella notte, rendendosi protagonista di una evasione rocambolesca, sempre che non sia stato aiutato da chi in realtà lo vuole morto. Sloveno, di tre anni, membro asociale di una comunità di una sessantina di colleghi plantigradi, finora aveva fatto fuori animali da cortile, gregge e mandria, messo a soqquadro qualche malga. Una volta in cella, per rendergli la vita meno amara, gli avevano tolto il collare con il GPS. Adesso, libero senza aver lasciato traccia sulle sbarre super elettrificate a quattro metri d’altezza, rischia di essere “impallettonato” da squadre d’inseguitori armati. E sì care amiche ed amici, la libertà ha sempre un prezzo, magari caro e pure altissimo, quello della pelle dell’orso, che al solito qualcuno si era e si è di nuovo venduto, convinto di averlo preso o nella presunzione di riprenderlo, ormai non solo simbolo araldico, ma di libertà.
Ruggero Alcanterini
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