Ma siamo proprio sicuri che di qui al 2026 non cambino definitivamente le stagioni, ribaltandosi? Scherzi a parte sul fattore climatico da tempo impazzito, va detto che la decisione presa ieri dal Comitato Olimpico Internazionale infligge una stoccata di vera e propria controtendenza a tutti i fautori del default italiano, alla sostanziale applicazione di sanzioni e alla tessitura di azioni di isolamento, che va avanti più o meno dal 1985, quando il Bel Paese tenne la schiena dritta di fronte alla strafottenza degli sceriffi, gli stessi che nel 1956, a titolo riparatorio, non ci avevano impedito di compiere la magia della ripresa, appena un decennio dopo la catastrofe, le rapine territoriali e le lacerazioni etniche subite nel post Guerra. Dunque davvero pochi anni occorsero all’Italia per mettere in vetrina il meglio di se a Cortina d’Ampezzo, premessa tra i cristalli dolomitici per l’apoteosi dei XVII Giochi a Roma , quattro anni dopo, all’inizio degli anni sessanta, passati alla storia come quelli del miracoloso sviluppo italico. Diciamo che quanto scaturito da Losanna, sede olimpica in una realtà neutra, come quella svizzera, ristabilisce un rapporto logico tra il dire e il fare, tra l’esigenza di esserci, di esercitare il ruolo di leader sul campo, di attrarre attenzione e risorse e di non accettare l’idea di essere vittime di una sindrome incombente, come quella di Stoccolma, di autoconfinarsi nell’isolamento degli sfigati, come accaduto con le rinunce per il 2020 e il 2024. Certo, ieri, gli italiani hanno capito una volta di più che si può perdere pur avendo tutte le qualità per vincere, com’è accaduto con la Under 21 dei maschi nel calcio europeo e viceversa si può raggiungere un ambito traguardo a fronte di una motivata coesione, di un virtuoso gioco di squadra. Adesso, mentre inizia l’itinere, che si attivano le procedure per riportare, anche dopo Torino 2006, i “cinque cerchi” al sud delle Alpi, tra le “Cinque Dita”, a Cortina e le centotrentacinque guglie del Duomo, a Milano, possiamo pure aggiungere che questa è una occasione da onorare nel migliore dei modi, per rilanciare quel brand italiano, che diversamente rischierebbe d’impallidire. In definitiva, adesso ci troviamo in buona compagnia, di nuovo a pieno titolo tra le grandi comunità di riferimento, come il Giappone (Olimpiadi estive a Tokio nel 2020) la Cina ( Olimpiadi invernali a Pechino nel 2022) la Francia (Olimpiadi estive a Parigi nel 2024) e gli USA (Olimpiadi estive a Los Angeles nel 2028).
Ruggero Alcanterini
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