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L’editoriale del Direttore: DA HAWKING A THUNBERG, L’ESSERE O NON ESSERE

  1. La mia è una sensazione forte, una visione, quasi certezza, ovvero che la collettività non può prescindere dai leader, anche e soprattutto di estrazione non nobile, ma partogenetica, da selezione sul campo , per orientarsi nel bene e nel male. Ecco, dunque che controcorrente ed ogni logica convenzionale, in ordine di tempo piomba tra di noi Greta Thunberg, che al grido “ La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso” sta mobilitando le coscienze de mondo sul tema della salvezza del clima e dell’ambiente, più di quanto non siano riuscite a fare le innumerevoli COP e Conferenze nazionali e internazionali negli ultimi decenni. Una quindicenne svedesina, quindi una “youth leader”, che da sola, forte della sua condizione di genere, ovvero fregandosene di essere minore, donna, disabile e discente, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo in nome di noi tutti umani, scettici e restii, patologici deleganti dei propri destini ad improbabili responsabili. Come dire, il problema esiste, qualcuno lo risolverà al posto nostro ed altrove, senza fare i conti con una realtà cosmica di cui noi siamo infinitesima ma pur sempre determinante parte, almeno nella logica di prossimità che ci vede affidata la sorte del Pianeta Terra, di cui stiamo facendo una pessima gestione. Ecco perché è importante il ruolo di chi come l’ONA si batte quotidianamente per ovviare ai danni arrecati all’ambiente e prevenirne di futuri. Ecco perché, in definitiva, l’atrofisico Stephen William Hawking, altro leader significativo in ideale staffetta con la Thunberg, aveva dedicato la sua esistenza alla spiegazione del mistero dell’essere, elaborando la teoria del tutto, che non gli è valso il Premio Nobel , come ad Albert Einstein con quella della relatività, ma gli ha consentito di arrivare dritto dritto al cuore, oltre che al cervello di noi tutti. In definitiva, quante volte ci siamo chiesti :”Ma cosa ci stiamo a fare su questo mondo?” Semplice la risposta dell’ineffabile Stephen, succeduto in staffetta al beffardo Albert, ovvero che forse siamo soltanto il paradigma di un sogno, di quel che c’è ma non c’è, di quel che c’era ma si è dissolto lasciandone memoria, che siamo tutti insieme appassionatamente elementi in entrata e in uscita dal grande buco nero, che da sempre ingoia tutti gli altri e tutti gli elementi che costituiscono quello che noi consideriamo il cosmo, piuttosto che il creato. La teoria quantistica elaborata da Max Planch nel 1900 cercava di dare una risposta all’andamento ondulatorio della materia tra luce e radiazioni, ma era comunque il tentativo ennesimo di dare e darci una risposta sulla questione di base, sulla questione dell’essere. Ecco su questo, con semplicità, Hawking ci ha illuminato, spiegando che in definitiva il segreto del nostro essere non è risolvibile se non con l’accettazione di una condizione, di uno status minore e al contempo per noi assoluto, apparentemente irrilevante, ma non del tutto, rispetto alla grandiosità sconfinata di un contesto senza limiti in cui ognuno recita la sua parte apparentemente a soggetto, ma assolutamente rispondente ad un copione già scritto. Forse il secondo nome di Hawking , William, non gli era stato imposto per caso, perché la capacità umana di sognare la dice lunga sul nostro ruolo e sul nostro destino. Noi stessi, con la nostra corporeità e con i nostri comportamenti che la trascendono, siamo la metafora, la spiegazione del cosmo e delle sue dinamiche, della teoria del tutto e quindi dell’essere. E a conferma che gli “umani”, nella loro breve storia terrestre hanno costantemente elaborato l’idea dell’essere in un contesto ben più alto ed ampio di quello terragno, voglio aggiungere gli esemplificativi primi versi di “Firdusi”, del millenario iranico Libro dei Re: “ In nome di colui che è mente e spirito, signore dello spazio, signor di gloria, Re che ci nutre. E guida è a tutti noi, sire del mondo, sire del ciel rotante, al sol di bella. Luce datore e alla Luna e all’astro. Dolce de’ vespri! – Egli dona idea trascende, ogni nome trascende, ogni concetto, E dona intanto alle create cose colori e luce. Se veder non ponno l’eterno tuo Fattor questi occhi tuoi, Ai fulgidi occhi tuoi non dar rancura, Che umano pensier via non ritrova. Per giunger fino a Lui. Trascende Ei solo. Ogni nome, ogni loco. Or tu ben sai che ove sorpassi ogni visibil cosa , Alto concetto fin lassù non giunge Umano spirto o mente umana. …”

Ruggero Alcanterini

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