Come si suol dire a Roma, quando la situazione diventa complicata, “se butta ‘n cagnara”. Non è molto elegante, ma esemplificativo, diretto il concetto. E così, mentre i Democratici mordono i polpacci del Presidente Trump, quelli che rischiano di farne le spese sono i “Robin Hood” Curdi, che finiranno per l’ennesima volta nel tritacarne della storia. Ma come, loro che c’entrano con le sceneggiate ucraine? Al massimo hanno salvato tutti noi dalla pandemica ISIS ed hanno ancora una volta pareggiato il conto con gli interessi, rispetto a chi li bolla di terrorismo. Hanno dimostrato che le donne, armi in pugno, hanno doppia parità di genere e di essere assolutamente strategici in un quadrante critico, in cui hanno deciso di fare il “lavoro sporco”, senza se e senza ma. E allora? Allora, all’insegna del chi se ne frega, cogliamo l’opportunità per trasformare la vittoria e la tregua, acquisite con lacrime e sangue, nel tragico preambolo di un nuovo drammatico copione, da recitare in un raccapricciante scenario di disperazione, con profusioni di armi, con il cinico accanimento di chi pensa di uccidere un uomo morto… Diciamo che l’assurdo comportamento, di noi beneficiari di tanto coraggio e sacrificio, rischia di relegarci al ruolo di Fabrizio Maramaldo, capitano di ventura con i lanzichenecchi al soldo di Carlo V, assedianti Firenze, che vigliaccamente il 3 agosto 1530 , nella piazza di Gavinana, uccise a man salva Francesco Ferrucci, ormai inerme, ferito e morente, dopo l’ultima battaglia persa per l’ambiguo comportamento del generale Malatesta Baglioni. Anche pensando all’estremo sacrificio dell’eroico fiorentino Lorenzo Orsetti, caduto nella battaglia di Baghuz, appena cinque mesi fa, ecco risuonare la bolla dell’infamia perenne, quel «Vile, tu uccidi un uomo morto!» che per noi ancora vale più d’ogni altro insegnamento. Ecco il rischio che, laddove sembrava sopita, la fiamma dell’odio si riaccenda con ancora più violenza e che si riattivino al contempo la distrazione di massa, l’emergenza, l’ulteriore fuga delle popolazioni dal rinnovato teatro di guerra, insorgano altre alleanze ed inimicizie a supporto di ulteriori impennate utili per i detentori delle energie fossili, con il ridimensionamento dell’attenzione sulle vere emergenze, da quella planetaria sul clima a quella regionale sui flussi mercificati dei migranti economici e non, con buona pace delle vittime predestinate del fuoco nemico ed amico all’uranio impoverito, perpetuando l’inferno in cui siamo caduti con la prima Guerra del Golfo, mefistofelica conseguenza della caduta del “muro”, ventotto anni fa…
«Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano ,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.»
Ruggero Alcanterini
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