Come vogliamo considerare la presa di posizione del Premier canadese Justin Trudeau sulla plastica monouso, piuttosto che le rivelazioni sulla morte di Kim Jong-nam, nel 2017in Malesia o sulla incandidabilità forse orchestrata di Lula in Brasile ? Gesti di concreto fair play a sostegno del gioco corretto, della verità o mera espressione di sentimenti e interessi diversi ? Certo, la nostra esperienza italica non è stata avara di vicende analoghe, di interrogativi che ancora difettano di plausibili risposte, di eventi di “foul play”, di cui oggi soffriamo pesantemente le conseguenze. Comunque, l’irresistibile tentazione dell’apparire non risparmia quasi nessuno e comunque chi avverte l’esigenza irrinunciabile di mostrarsi vicino a qualcuno che gli dia luce riflessa, più di quanta ne sia capace in proprio. Purtroppo questo è il rischio che si corre nel divenire di un percorso evolutivo, che mai avrà fine, se mai non comincerà, partendo proprio da quel principio essenziale che regola il fair play, quello del rispetto. Il rispetto di se stessi e degli altri, in termini di dignità e decoro, partendo da quello delle regole, qualsiasi esse siano, anche non scritte, ma conclamate nell’educazione convenzionale e nel gentleman agreement, che è o dovrebbe essere alla base del sistema, della società che ambisce ad essere considerata civile, della titolarità formale dei ruoli, quella che dovrebbe attestare il valore degli stessi riconoscimenti, che in tante occasioni, sono stati e vengono attribuiti come “attestati, premi e titoli” a protagonisti dello sport prevalentemente d’alto livello e a meritevoli “laici” a vario titolo, come giornalisti, tecnici, mecenati, personaggi della politica e delle istituzioni. Per quanto mi riguarda, ho voluto sempre segnalare l’esigenza di cambiare filosofia e passo, stante l’aggravarsi del contesto sociale, in cui ci si muove: corruzione, violenza criminale, droga, scarsa attività fisica, totale mancanza della medicina scolastica e scarsa educazione civica , compresa la cultura dello sport, nella scuola. Antonio Ghirelli, presidente onorario del CNIFP, affermava che il fair play è la prima regola non scritta di ogni statuto sportivo. Io aggiungo che purtroppo è venuto il momento di scriverla e imporla con estrema determinazione, pena l’inutilità di tutte le altre. Rispetto delle regole e stile di vita corretto sono le due parole d’ordine del nostro agire, anche a livello internazionale, insieme all’ EFPM (European Fair Play Movement) e al CIFP ( Comitato Internazionale Fair Play) che sommano la presenza di oltre cento paesi nel vecchio Continente e nel mondo. Non si può continuare con i simposi e le celebrazioni, che meritano comunque considerazione e rispetto, ma occorre scendere in campo, sul territorio, al fianco dei comuni, tra i cittadini, che possono avere nello sport un punto di partenza e un punto di approdo per ritrovare la serenità e non il contrario. Quando si parla di fair play finanziario nel calcio, sappiamo che siamo prossimi all’utopia, ma possiamo pensare che sia giusto soccorrere gli usurati affinché si liberino dagli usurai, che gli stessi comuni vengano risarciti per le truffe dei “derivati”, liberando risorse a favore del welfare perduto, sport compreso… Quando si parla di salvaguardia della natura, non basta annunciare il bando della plastica monouso dal 2021 o cincischiare sugli interventi drastici sulla complessità della catastrofe amianto, che ha avvelenato il fenomeno antropico durante tutto il ventesimo secolo, per continuare nel ventunesimo con i suoi letali effetti: quando la casa brucia, lo spegnimento deve avvenire prima che poi, senza se e senza ma!
Ruggero Alcanterini
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