Ecco, care ragazze e ragazzi, che il cerchio si stringe, si avvia alla chiusura, dopo un trentennio di devastante confusione politica e istituzionale, con un ennesimo distonico algoritmo degli orientamenti nella nostra società civile, quello del moto “sardinista” che – come il precedente in esaurimento, quello delle “5 Stelle” – si inserisce con progressione geometrica e si avvita nella catartica spirale di delusioni e speranze, di vorrei ma non posso, di turbamenti identitari, di convulsioni labirintiche da destra a sinistra senza passare per il centro svanito, dimentichi della storia ed ostaggi del potere mediatico, conseguenza di un incubo gabbato per sogno, poi oggi irreversibile realtà. Dei vecchi gloriosi romantici armamentari della politica e dei partiti nati tra Ottocento e Novecento, oggi, non c’è più traccia e chi si adonta di socialismo e fascismo, di sinistra e destra, cantando e inneggiando, lo fa a sproposito e alla faccia di quelli che a suo tempo ci hanno messo anche il lato B. Dunque, il sogno del potere conferito al popolo, sintetizzato in sei anni di ripensamenti dall’ immaginifico perfezionista Giuseppe Pelizza, che nel 1901 consegnò ai posteri ed al Museo del Novecento, a Milano, la formula del “Quarto Stato” contestualizzata nella Piazza di Volpedo, come evoluzione di Fiumana (1895) e messaggio di pacifica mobilitazione popolare, dopo il massacro dei milanesi il rivolta per il “caro pane”, nel maggio del ’98, a colpi di cannone, da parte del Generale Fiorenzo Bava Beccaris, si è via via evoluto. Sì, sorvolando due Guerre Mondiali, la Marcia su Roma, i sacrifici di Matteotti e Moro, la Resistenza, l’EuroManifesto di Spinelli a Ventotene, dopo il sisma di Tangentopoli/Mani Pulite, con un degrado socio-economico-ambientale mostruoso e il morale a zero, adesso passa un ulteriore messaggio di sfiducia, non contro e non a favore, dichiarando il disimpegno politico-partitico… A tal proposito, vorrei concludere con i versi con cui Giuseppe Pelizza accompagnò l’ispirazione per “Quarto Stato”, appunto “Fiumana”:
” S’ode…passa la Fiumana dell’umanità
genti correte ad ingrossarla. Il restarsi (non fare nulla) è delitto
filosofo lascia i libri tuoi a (per) metterti alla sua
testa, la guida (guidala) coi tuoi studi.
Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla
bellezza che saprai presentarle
operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti
consumi
e con essa ti reca
e tu che fai? La moglie il pargoletto (il bambino) teco (con te) conduci
ad ingrossare
la fiumana dell’Umanità assetata di
giustizia – di quella giustizia conculcata (calpestata) fin qui
e che ora miraggio lontano splende.”
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