La capitale magiara sbandiera un sole sfacciato e non di meno una luna piena, splendida. Puntualmente si manifesta la brezza del fair per una quarantina di paesi a zonzo tra le due rive del Danubio, qui biondo tanto quanto il Tevere. E il play del fair? Quello, al solito, si è espresso tra promozioni, relazioni, attribuzioni di awards, buffet, mentre il mondo gira più o meno al contrario delle pie reiterate intenzioni, fatte di esemplificative slide e dotti approfondimenti, di work group impegnati in “draft” e “background” di strategia… Intanto che Dorian, il super uragano in trasferta dall’altra parte dell’Atlantico, annuncia il suo arrivo, suonando le sue apocalittiche trombe in Spagna, noi umani discettiamo ripetitivi sulla forma, che ahimè non riesce a sostanziarsi. Oggi è già un altro giorno a vocazione assembleare per il Movimento Europeo e il Comitato Internazionale, che si accingono ad accogliere una istanza di riconciliazione mediterranea, come quella della Tunisia, una goccia del distillato necessario a restituire ruolo al Mare Nostrum, nesso su cui si fonda la sconquassata Oikoumene, la casa comune dei popoli tra Africa, Asia ed Europa, tutti idealmente impegnati nella soluzione di un rebus, nella realizzazione di un semplice complicato teorema sul rispetto, dal nome shakespeariano, FAIR PLAY.
Ruggero Alcanterini
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