E così, dai e dai, i pronipoti di Alfred Bernhard Nobel, filantropo svedese spentosi nel suo ritiro di Sanremo nel 1896, noto per il premio da lui inventato, finanziato e naturalmente a lui intitolato, ma anche creatore dell’esplosivo principe, la dinamite, elemento distruttivo e micidiale se utilizzato per far male, oggi danno corso alla demolizione controllata del Ponte Morandi a Genova. La presenza percentuale accertata di amianto tra le polveri generate dalla esplosione all’ora X, le nove – contrastata con bombardamenti d’acqua, barriere ed evacuazione dei tremilacinquecento abitanti – è stata considerata un male inevitabile e l’uso dell’esplosivo necessario per ridurre di sette mesi il tempo necessario per un abbattimento meccanico. Certamente, una grande differenza rispetto all’apocalisse di Roma, quando volò per aria il Velodromo Olimpico, senza precauzione alcuna, ma pur sempre una scelta che privilegia l’economia del tempo e del denaro rispetto al rischio supremo della vita. Dunque, tra annunci e dirette tv, ancora una vittoria per Nobel, ambito premio, ma anche sinonimo si sventure, dalle guerre al terrorismo, per l’uso debito, ma comunque perverso della sua potenza, come nel caso ultimo del Ponte Morandi, a Genova. Corsi e ricorsi, come per l’amianto nelle sue applicazioni industriali, anche la dinamite dette grandi opportunità di lavoro con stabilimenti e produzioni in Piemonte (Dinamitificio di Avigliana).
Ruggero Alcanterini
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