Delle due l’una: o si tratta di un maledetto ritardo amministrativo, o siamo di fronte al fallimento del sistema. In ogni caso un’apocalisse di lordure, buche, toppe mal messe, vegetazione impazzita, segnaletica scomparsa, interruzioni e deviazioni, insomma una “via dell’orrore”, al posto di quella che fu la prima autostrada d’Italia, la Via del Mare . Sì, giusto una ventina di chilometri di quasi rettilineo a fianco della ondivaga Ostiense, divenuta da principale secondario cordone ombelicale tra la madre Roma e il suo affaccio sul mare, la figlia Ostia, protesi moderna di quella che fu la porta d’accesso via Tevere, sull’antica linea di costa. Eppure, nonostante le avversità ingiustificabili, determinate da un palese abbandono o se preferite rinuncia dei manutentori dei collegamenti urbani e consolari, il desiderio di raggiungere l’agognato traguardo azzurro è rimasto formidabile per la moltitudine di pendolari del tempo libero, che comunque trovano il coraggio di affrontare il disagio che si frappone al melanconico piacere, quello elementare e insostituibile, inesorabile di un tramonto sul mare di Ostia.
Ruggero Alcanterini
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