“Spesso bisogna contenere le parole entro i limiti della giusta formalità istituzionale. Ma talvolta bisogna anche lasciar andare libere le emozioni e le parole per esprimere ciò che veramente si sente dentro. E lo faccio proprio oggi, davanti a una delle più alte cariche dello Stato, la Presidente Laura Boldrini cui va il mio ringraziamento perché la sua presenza qui in questo giorno è motivo di grandissimo onore per la nostra città e per tutta, e sottolineo tutta, la nostra comunità che mi onoro di rappresentare. Così come ringrazio la Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, il Sindaco del Comune di Palermo Leoluca Orlando, il Sindaco del Comune di Milano Giuseppe Sala, la Regione Lazio e il Presidente dell’Osservatorio regionale per la sicurezza Gianpiero Cioffredi per il supporto dato.
Non è stato facile fare questa scelta e tutti sanno il perché. Ribadisco il mio rispetto per le opinioni diverse se sono espresse nell’ambito di un confronto dialettico perché questo ce l’ha insegnato la democrazia. Ma ribadisco anche di non accettare polemiche strumentali da parte di chi paradossalmente ha pure calpestato la storia, che partono da coordinate non corrette o addirittura frutto di una montatura e che hanno la pericolosa finalità di alimentare tensioni divisorie su un tema che invece ha valori molto più nobili, di cui questa comunità deve sentirsi orgogliosa.
Chiariamolo una volta per tutte ed in maniera definitiva: in questa vicenda non c’è nessuna volontà divisoria, nessuna negazione della storia, nessun abbattimento di monumenti, ma semplicemente la volontà di unire ed affermare i valori della legalità attraverso un pezzo di storia recente in cui tutti ci identifichiamo. Chi non ha capito questo, non ha capito nulla.
Partiamo dai valori di Democrazia e Libertà. Valori che sono garantiti dalla legalità. Valori che i partigiani hanno saputo difendere, sacrificando la loro vita per liberarci dalla dittatura nazifascista. E questa mia affermazione non è figlia di una contrapposizione ideologica, è figlia della nostra Costituzione, scritta dai nostri padri ma oggi sempre più moderna. E’ figlia della Resistenza che ricordiamo ogni anno il 25 aprile e che quest’anno ha visto per la prima volta presente pubblicamente il Sindaco di Latina.
Dicevo rispetto le opinioni diverse e rispetto la storia della nostra città, ma in questo momento bisogna uscire da certi equivoci, bisogna dare ordine e coerenza ai fatti e alle persone che realmente hanno fatto la storia. E lo stiamo già facendo con la mostra dedicata all’architetto Oriolo Frezzotti così come con il recente accordo con l’Archivio di Stato per la conservazione dei documenti storici della fondazione della nostra città e con la imminente costituzione di una commissione che studierà la storia di Latina. Ora è tempo che la città dia un segnale forte mettendoci anche un po’ di coraggio. Il segnale che questa comunità ha deciso di cambiare. Ha deciso di farlo grazie al lavoro della Procura, della Magistratura, delle Forze dell’Ordine e di gran parte dei media. Grazie ai tanti cittadini, soprattutto i più giovani, che in occasione dell’operazione “Don’t touch” hanno deciso di alzare la testa scendendo in piazza, mettendoci la faccia e tirando fuori quell’orgoglio che per troppi anni era stato mortificato in questa città e che era pericolosamente sfociato nella rassegnazione e nell’indifferenza. Da allora Latina non è più la stessa. Ha deciso di cambiare.
Anni in cui la criminalità ha camminato a braccetto con la politica, sfilando addirittura per il corso, quasi a voler dire “Io sono io… siamo i padroni della città”. Anni in cui ci si era infilati in un tunnel pericoloso in cui malapolitica, malamministrazione e macrocriminalità avevano iniziato ad avere collusioni pericolose condizionando comportamenti e scelte. Anni in cui la criminalità dalla strada è entrata nelle stanze dei bottoni infiltrandosi nelle crepe della malapolitica. Sappiamo tutti quali sono gli strumenti della macrocriminalità: gare d’appalto, clientelismo (laddove c’è disperazione perché non c’è lavoro…), turbative d’asta, cambi di destinazione d’uso. Tutto questo è mafia. Non è più, lo sappiamo, il berretto con il sigaro e la lupara. E’qualcosa di più strisciante, di meno visibile ma più insidioso soprattutto per chi vuole amministrare secondo le regole.
Ed è questo lo sforzo che questa nuova amministrazione sta facendo tutti i giorni, senza cedere di un centimetro, senza abbassare la guardia. Un Sindaco ha il dovere morale, etico di aprire gli occhi alla propria comunità, di non voltare la faccia e di essere un buon esempio tutti i giorni. E finché tutto questo sarà uno sforzo vorrà dire che la strada è ancora lunga ma sicuramente è quella giusta. Amministrare secondo le regole vuol dire saper dire NO, vuol dire fare anche scelte impopolari che costano consenso ma che sono, soprattutto per le future generazioni, una garanzia di libertà. Perché le regole e il rispetto della legalità sono garanzia di libertà. Significa scegliere “non cosa conviene fare, ma cosa è giusto fare”.
Tutti coloro che nel ‘92 erano un po’ più avanti con l’età ricordano esattamente cosa stavano facendo in quei giorni, il 23 maggio e il 19 luglio. Avevo 32 anni e ricordo perfettamente il senso di angoscia e di disorientamento che ho provato in quei momenti. Dove stava andando il nostro Paese? Sembrava tutto fuori controllo proprio perché avevo la sensazione che lo Stato non fosse in grado di dare risposte. Come inizialmente fu nel ‘78 in occasione dell’assassinio dell’on. Aldo Moro. Ma lo Stato siamo noi, insieme alla buona politica, alle Forze dell’Ordine e agli organi della magistratura. E lo Stato ha saputo rispondere in difesa della democrazia e della libertà, ma non dobbiamo abbassare la guardia (vedi episodio della decapitazione della statua di Falcone a Palermo).m Valori che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – non gli eroi del nostro tempo perché vorremmo anche uscire dalla retorica dell’eroe, ma i partigiani del nostro tempo – hanno voluto difendere onorando la professione con la consapevolezza del sacrificio della loro vita. Ma voglio ricordare Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Francesca Morvillo. La scorta, gli affetti. Così come Rocco Chinnici, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Giancarlo Siani, Peppino Impastato cui è nostra intenzione intitolare altri luoghi.
Latina doveva dare un segnale proprio ora, in questo momento, in questo tempo, in questo luogo. Perché se la nostra città viene presa come modello e come laboratorio dell’antimafia vuol dire che ha scelto da che parte stare. E questa giornata storica è il suggello di un percorso compiuto da tutta la comunità, è il sigillo di un ideale patto sancito tra i cittadini, le Forze dell’Ordine e gli organi della Procura e della Magistratura. Perché Latina non torna indietro e guarda al presente e al futuro a testa alta e schiena dritta. Per tutti coloro che con il loro esempio hanno difeso i valori della democrazia e della libertà, per tutti coloro che credono nell’unità del nostro Paese, per le future generazioni affinché questo diventi un luogo della memoria, ma anche un luogo di speranza, un’eterna testimonianza dei valori della legalità e della libertà per la costruzione di una pace condivisa. Per tutto ciò che siamo stati, che siamo e che vorremmo essere questo sarà il Parco Falcone e Borsellino. E saremo tutti orgogliosi di spiegare un giorno ai nostri figli, ai nostri nipoti chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e perché il Parco è dedicato a loro. Perché Latina non torna indietro, ha trovato una sua identità e guarda al presente e al futuro a testa alta e a schiena dritta.”
Il Sindaco Damiano Coletta
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