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Latina

Latina: Sabato 6 contro il caporalato e lo sfruttamento nei campi

In queste ore è stata diramata la notizia che il padrone/alias imprenditore agricolo Antonello Lovato è stato arrestato. E’ una buona notizia, soprattutto le accuse che la Procura sta muovendo a suo carico, ma non lenisce il dolore della famiglia e dei compagni di lavoro di Satnam Singh.

Inoltre questa singola attenzione, giustamente, sta diventando simbolo di una ben più forte denuncia sociale e politica. Per questo il Partito Comunista Italiano di Latina e del Lazio hanno promosso per sabato 6, dalle ore 9.00 a Latina, una manifestazione pubblica. Le motivazioni che Sonia Pecorilli, segretaria della Federazione provinciale e Bruno Barbona segretario regionale Bruno Barbona hanno indirizzato ai lavoratori, ai braccianti, ai comunisti e a tutte le persone che vogliono esprimere solidarietà e denuncia per partecipare all’appuntamento di sabato, sono racchiuse in questo manifesto: “Latina 6 luglio MANIFESTAZIONE Piazza del Popolo Concentramento ore 9.00 Via Vittorio Cervone. Da inizio anno sono oltre 520 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro. (fonte Osservatorio Nazionale morti sul Lavoro curato da Carlo Soricelli)

A UCCIDERE SONO GLI STRUMENTI IN MANO AI PADRONI E AI LORO GOVERNI: PRECARIETÀ, SOLITUDINE, POVERTÀ, FATICA, RICATTI OCCUPAZIONALI.


In questa situazione i nostri fratelli migranti sono i più colpiti. Discriminati e senza tutele, sono spesso lasciati soli, nelle mani di un caporalato criminale ma tollerato. Bisogna fare qualcosa. Non ci si può limitare a guardare e restare indifferenti di fronte al massacro. Ognuno deve prendere coscienza che siamo di fronte a una vera e propria guerra scatenata contro chi lavora. Non è sufficiente “addolorarsi” di quanto succede, spendere qualche parola di circostanza e poi girasi dall’altra parte. Bisogna prevenire e reprimere con durezza i responsabili. Senza attenuanti né prescrizioni. È necessario che lo Stato intervenga, con leggi e regole, ripristinando quanto è stato cancellato dai governi che si sono succeduti dal 2008 a oggi e rendendo l’obbligo di sicurezza nel lavoro qualcosa che non può essere disatteso per abbattere costi e responsabilità delle imprese. Venga previsto per legge il reato di “omicidio sul lavoro”. È un dovere lottare per ottenere maggiore giustizia e sicurezza del e nel lavoro. La protesta e la lotta si estenda in ogni parte d’Italia. Ricostruiamo la solidarietà tra chi lavora e lottiamo uniti per un mondo migliore.

NON SI DEVE ANDARE AL LAVORO CON LA PAURA DI NON TORNARE A CASA.
LAVORARE IN QUESTE CONDIZIONI NON È VITA, È SCHIAVITÙ.

Fabrizio Gerolla

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