La situazione gravosa in cui versa la sanità pubblica nel nostro paese è oramai sotto gli occhi di tutti e non possiamo più accettare narrazioni che distolgano l’attenzione da questo dato di fatto. Carenze e criticità si sono stratificate nel tempo mentre le denunce e le proposte di soluzione degli operatori sanitari, dei cittadini e anche dei rappresentanti sindacali sono rimaste inascoltate.
Dall’incontro è emersa l’inefficacia, se non l’inutilità dei PAT, sia riguardo le esigenze di cure dei territori, sia relativamente al ruolo che dovrebbero avere nel decongestionare il pronto soccorso, e la necessità di tornare indietro rispetto alla de-medicalizzazione del 118 (5 automediche in tutta la provincia sono chiaramente insufficienti). Il sentire comune è che si debba fare un passo indietro partendo dalla riattivazione dei servizi assistenziali , diagnostici e terapeutici garanti dai vecchi PPI, non importa il nome che vorremo dare a questi presidi sanitari , potranno essere chiamati PAT, case della salute o PPI , ma devono essere riorganizzati per poter erogare servizi in grado di fronteggiare l’emergenza urgenza e non rappresentare solo un’estensione territoriale della medicina generale.
Nel mio breve intervento dal pubblico ho voluto, da un lato, precisare quelle che sono le reali potenzialità della teleradiologia, spesso invocata erroneamente come la panacea alla scarsità dei medici radiologi: la norma consente un utilizzo intra-aziendale della teleradiologia solo in caso di temporanea ed occasionale assenza del medico radiologo, che pertanto non può essere sostituito dalle apparecchiature per quanto sofisticate possano essere; dall’altro, ho sentito l’obbligo di sintetizzare, sia come medico, che come politica, ai nostri consiglieri regionali presenti all’evento, oltre la necessità di riorganizzare la sanità territoriale, due problemi prioritari che necessitano di un intervento radicale ed immediato: la carenza di personale e l’insufficienza dei posti letto. Il ricorso alle cooperative a cui anche la nostra azienda ha ceduto, rappresenta solo un provvedimento tampone per contrastare la carenza di personale medico, che darà luogo inevitabilmente ad ulteriori criticità in un territorio con un livello di emergenza-urgenza complesso e vasto come quello della Provincia di Latina, che raccoglie un bacino di utenza un tempo servito anche da tutti gli ospedali periferici oggi chiusi. Dalla chiusura di quegli ospedali e la conseguente centralizzazione su Latina è iniziato un percorso peggiorativo sulla qualità del servizio assistenziale offerto alla popolazione. La causa è sempre la stessa: i tagli alla sanità che si susseguono da oramai 30 anni, fatta eccezione, devo sottolinearlo , per il governo Conte, che è stato l’unico che ha incrementato i fondi di bilancio destinati alla spesa sanitaria: ma la storia è nota, i provvedimenti del M5S sono stati tutti eradicati .
Riguardo alla questione dei posti letto ho chiesto di rivedere l’attuale progettazione del nuovo ospedale che prevede un numero di posti letto di gran lunga insufficiente rispetto alle esigenze del territorio vasto che andrà a servire. Sarebbe un errore imperdonabile realizzare un’ opera pubblica così importante e da così tanto tempo attesa, inadeguata alle reali necessità.
Ritengo che finché i provvedimenti del governo nazionale e regionale sulla sanità prevederanno il ricorso ai centri accreditati per la risoluzione delle liste di attesa e i medici gettonisti per la carenza di personale, invece di impiegare energie per valorizzare professionalmente ed economicamente il personale sanitario pubblico, gli ospedali si svuoteranno definitivamente ed il SSN continuerà inesorabilmente la sua trasformazione in una forma assistenziale privata. “