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Latina: amministrazione condivisa, partita la formazione

Primo incontro per i dipendenti comunali e per i cittadini che hanno già presentato le loro proposte

Ha preso il via  giovedì 1° marzo, presso la sala Protezione civile del Comune di Latina, la prima delle tre sessioni formative sul tema dell’Amministrazione condivisa e sull’applicazione del Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni redatto con la collaborazione di Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà.

All’appuntamento formativo, oltre all’unità organizzativa per l’Amministrazione condivisa, hanno partecipato alcuni dipendenti comunali che saranno coinvolti nell’attività e i cittadini che hanno già formulato delle proposte di collaborazione. A supervisionare il tutto Cristina Leggio, Assessora alla Città Internazionale, Politiche Giovanili, Partecipazione e Smart City ed Emanuele Di Russo, Consigliere comunale con mandato a “Democrazia partecipata e gestione condivisa dei beni comuni”.

«Una novità importante quella di un percorso di formazione condiviso tra cittadini e uffici comunali che Labsus ha deciso di sperimentare nella nostra città» ha evidenziato l’Assessora Leggio in apertura. Il professor Gregorio Arena, presidente di Labsus, con Federica Gogosi, redattrice del Laboratorio, hanno continuato spiegando il perché una società, con i suoi cambiamenti, può crescere solo attraverso un nuovo modello di amministrazione. «Il Regolamento – ha detto il professor Arena – vuole liberare energie, non ci sono obblighi, perché la cittadinanza attiva è una libera scelta». Arena ha spiegato ancora che la scelta di essere cittadini attivi, rispetto al volontariato tradizionale, ha una spinta in sé di “sano egoismo”, un interesse concreto a vivere in città migliori.

Il 90% patti di collaborazione cui si arriva dopo le proposte presentate dai cittadini o dall’Amministrazione (cui possono aderire i cittadini), sono semplici e inerenti la cura del verde pubblico, le scuole o i beni culturali. Il restante 10% sono patti complessi, che coinvolgono beni abbandonati molto significativi, che possono anche produrre nuovo lavoro, diverso da quello per cui quel bene era nato. «Si ricostruisce così un legame di comunità – ha detto Arena – nel momento in cui persone tra loro estranee lavorano per il bene comune. Si crea senso di appartenenza, si rendono le persone protagoniste e si sostiene l’integrazione degli stranieri».

Il tavolo ha iniziato inoltre a ragionare sull’opportunità di coinvolgere in questo percorso le scuole per iniziative rivolte ai cittadini e alle generazioni più giovani. Con l’invito ad approfondire quest’opportunità ci si è dati appuntamento al prossimo incontro, che servirà ad approfondire gli iter burocratici da mettere in campo.

 

 

redazione

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