Mai fu così azzeccato un murales , quanto quello che comparve all’alba del 24 marzo e svanì nell’arco di poche ore nei dintorni di Montecitorio. L’opera effimera dell’artista neo-pop palermitano Tvboy era il frutto di una autentica preveggenza o di un intuito straordinario ? Mettere insieme tutto il meglio degli insorgenti moti “populisti”, 5 Stelle e Lega, mediante quella simbolica immagine – che più che di un bacio dava l’idea del preliminare di un appassionato amplesso – è stato davvero geniale. Quella sciabolata di colori inferti sul muro scrostato, bordato dal “raggiano” pattume, paradossalmente ricordava il dantesco affresco … “Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere dal volar portate”, dedicato a Paolo e Francesca. Onestamente, gli sviluppi di quella che sembra essere una telenovela, pur essendo una incredibile realtà, sembrano confermare l’intuizione di Tvboy , che aveva visto nella combinazione tra il diavolo e l’acquasanta la conclusione in gloria di tante invettive e promesse elettorali, pulsioni e speranze di masse disperanti per la situazione caotica che viviamo. Se il fidanzamento dovesse concludersi con un matrimonio, officiante il Presidente Mattarella, ne vedremo delle belle, perché cambierebbe completamente lo scenario politico istituzionale con imprevedibili esiti. Checché ne dica Berlusconi , non si tratterebbe di una semplice separazione consensuale in casa tra i soggetti costituenti della coalizione di centrodestra, con astensione dolce di Forza Italia per il Governo nazionale e mantenimento delle alleanze ai livelli locali . I Fratelli d’Italia hanno già annunciato la loro migrazione verso l’area della minoranza, ovvero dell’opposizione tanto quanto quella del Partito Democratico e di quel che resta della sinistra. Ma se proprio ve la devo dire tutta, sono convinto che l’aut aut del Presidente della Repubblica, con la concreta minaccia di dar vita al un Governo “neutrale”, che avrebbe avuto comunque il compito di riportare il Paese a nuove elezioni, sia stata la molla che ha sganciato i freni inibitori degli “Io, Io”, disposti a cedere la poltrona ad un “terzo” pur di non rinunciare alle chiavi di Palazzo Chigi. E così, per tornare al sommo Dante, non posso che concludere con “… più che ‘l dolor poté ‘l digiuno”.. (riferito al probabile empito cannibalistico del povero Ugolino della Gherardesca ) come dolorosa metafora della nostra eterna Divina Commedia, che recupera attualità attraverso quanto sta avvenendo e soprattutto quanto potrebbe avvenire.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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