– L’idea di ripartire, di ricominciare a correre è divenuta una “fissa”, rispetto alla quale il dibattito è in corso, ma con la propensione a dimenticare rapidamente con il recente passato anche le più elementari norme di prudenza. La sindrome di Achille ci connota, altrimenti non avremmo combinato tutti i guai da cui siamo afflitti, ma non saremmo nemmeno andati sulla Luna e non avremmo già spedito i primi rifiuti su Marte. Inaspettatamente gli svedesi si stanno rivelando i più sconsiderati, non avendo minimamente applicato la profilassi del lockdown e gli italiani, al contrario, sono riusciti a rompere gli indugi solo dopo un paio di mesi di “domiciliari”. Adesso, salvo ripensamenti del misterico COVID, ci si misura con il “vorrei ma non posso”, anche per lo sport, per l’attività fisica e banalmente la soluzione più elementare per una pratica individuale/comune senza inevitabili rischi da contatto è quella da esercitarsi all’aperto e nella maniera più scontata e naturale, camminando e correndo… Dunque, volendo arrivare ad un impegno che appaghi la nostra inesauribile voglia di libertà, di fendere l’aria con il petto ed inalarla a pieni polmoni, non c’è altra soluzione che affrontare l’open air nel green dei parchi e della campagna e via! Ed è da questo via! che la domanda sorge spontanea: ma si rende conto la Federatletica, che rischia di divenire la destinataria potenziale di uno tsunami di neo praticanti? Di milioni di runner per scelta magari obbligata, nell’attesa che non sarà breve per un complicato ritorno alla complessità della galassia sportiva, così come l’avevamo concepita, nella liceità delle regole e nella presunzione d’intangibilità, al netto del rischio virale? La corsa è la base delle discipline atletiche, la prima storica gara mai programmata nella storia dei Giochi, ad Olympia nel 776 a.C., fu non a caso quella dello Stadion, unica in rettilineo per 192 metri e 28 centimetri. Così gli Italici, dopo essere stati santi, eroi, navigatori, inventori e poeti, si accingono alla ripartenza ed a divenire un popolo di corridori.