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PER LA REPUBBLICA, IL TRAMONTO O L’ALBA POSSIBILE

– Qualcuno se ne è accorto e mi ha chiesto il perché del prolungato silenzio, della mia insolita pausa nel solito profluvio dello scrivere. E allora? Allora, adesso, dopo essermi rilassato le meningi, stando per un po’ alla finestra, mi sento di rientrare in partita. Ad esempio, un argomento a caso, quello che vede il vecchio Marchese trasformato in “Conte del Grillo”. Sembrerebbe una facile battuta e invece è la straordinaria sintesi di una vicenda piena di colorite sfumature, di paradossi, che vanno dall’involversi del costume al buon senso comune, ma non trovano posto nella politica, seppure arte dell’impossibile, se non con spiegazioni al limite del paranormale, perché Gianroberto Casaleggio aveva davvero il dono, ma lo ha portato con se, lasciando tutti, noi compresi di fronte ad un rebus irrisolvibile, tal quale la Sagrada Famiglia, orfana di Gaudì. E penso a noi tutti, perché aver votato al 33 % un “movimento/partito”, che rappresenta ad oggi la maggioranza relativa delle forze parlamentari, con tutto quello che ne consegue, è davvero cosa non irrilevante, perché determinante per diverse scelte anche cromatiche nel recente passato, nel presente e nella prospettiva anche lunga, con cui si dovranno fare i conti. Una per tutte, la riduzione della metà dei componenti delle Camere, fattore che 2023 ridisegnerà radicalmente la mappa delle rappresentanze, con lo stravolgimento di una parte delle attuali componenti, naturalmente dopo aver votato per la Massima Carica dello Stato sino al 2029, con tutte le conseguenze del caso, nel bene e nel male. C’era una via naturale alla riparazione, al ripristino del rapporto con il consenso reale ed era quella del voto anticipato, però collidente con la gestione della pandemia da COVID e di tutte le misure necessarie al contrasto del virus, piuttosto che alla salvaguardia dell’economia in picchiata. Così si è giunti obtorto collo ad una soluzione salvifica, al passaggio del testimone da Conte a Draghi e alla formazione di un Governo d’emergenza con il supporto di partiti sull’orlo di una crisi di nervi, se non fuori di testa, peraltro nell’acutizzarsi della competizione per il progetto di legge Zan sull’omotrasfobia. Altri Paesi, diversamente, hanno affrontato la verifica elettorale e non hanno perso comunque il trend, ma va detto che non hanno subito lo stress, che per l’Italico Stivale è cominciato sul finire degli anni ottanta ed esploso in modo devastante nei novanta del secolo scorso, con conseguenze spaventevoli, quelle che appunto sono ancora sotto gli occhi di tutti noi. Quella tempesta perfetta, che scoppiò negli anni che cambiarono il decorso della storia, tra l’abbattimento del Muro a Berlino e il Lancio delle monetine a Roma, aveva ed ha la forma inquietante di una spirale internazionale con ”occhio” ciclonico manifestatosi già nel 1978, con l’assassinio di Aldo Moro. Abbiamo ora abbastanza storia alle spalle per capire come sono andate e come stanno andando le cose, a prescindere da miserie e nobiltà di casa nostra. Oggi, pur dovendo piangere sulla marea di latte versato, sulla economia massacrata, sui danni sociali e culturali e non ultimo sulla traumatica interruzione della naturale evoluzione del pensiero e del divenire della politica, dobbiamo provvedere al risanamento delle piaghe procurate da una trentennale evidente “mala gestio”. Nel frattempo i buoi sono usciti dalla stalla e non sarà facile recuperare le posizioni sostanzialmente perse, con il Medioriente impazzito per guerre strumentali e il Bacino Mediterraneo superinquinato, in tempesta per fenomeni correlati, pelosi, legati all’economia del petrolio e non ultimo alla vergognosa tratta di umani, arma di ricatto permanente nei confronti dell’Europa, passando per Lampedusa. Questa partita a scacchi iniziata con la caduta del Comunismo Sovietico ed i conseguenti rimbalzi, continua adesso sullo scenario internazionale dopo una serie di passaggi che hanno visto cadere le teste di Saddam e Gheddafi, il salvataggio di Assad e il crescere inarrestabile di ruolo per emiri, sceicchi e sultani, la trasmutazione della Cina e l’arretramento culturale dell’Occidente, distratto dall’effimero, sballato su modelli di mero consumismo, rattrappito su vecchie formule e pretestuosi Patti, costretto a difendersi con inutili veti in Organizzazioni Mondiali divenute inefficaci. In questo contesto il ruolo dell’Italia sta tornando ad incidere, solo perché Mario Draghi ha il giusto talento e gli interlocutori sembrano attribuirgli il giusto peso. Intanto, dopo trent’anni di euroburocrazia e di investimenti a fondo perduto, l’Europa continua a non essere una vera Comunità, vivendo in ragione della Moneta comune, l’Euro, emessa ed elargita dalla Banca Centrale. Per questo, la Comunità Europea è ben lungi da poter garantire pari diritti a fronte di pari doveri, di farsi rispettare, salvo erigere fili spinati ai varchi. Ma vogliamo tornare a ragionare del quotidiano che conta, senza infilare il naso o mettere il dito nella lite tra Grillo e Conte, piuttosto che nella ovvia diaspora tra Letta e Salvini ? Nel giro di quattro mesi si avranno i primi assestamenti con le amministrative in molti Comuni, gli stessi che dettero il la al Movimento 5 Stelle e alla Lega, che segnarono una battuta negativa per il PD, suicidato sul Campidoglio. Adesso, il vero problema è che non abbiamo le condizioni per affrontare i nodi costituzionali venuti da tempo al pettine, con la necessità di una Presidenza delle Repubblica di maggior peso e la messa in riga, l’adeguamento funzionale di Corpi e Settori, in cui lo Stato non può non affermare la sua autorità a garanzia di tutti. Mai come in questo periodo si sono avvertite le disfunzioni della Giustizia e della Salute, il decadimento delle infrastrutture e del sistema di mobilità generati dalla prima virtuosa “ripartenza” negli anni sessanta, il degrado ambientale, l’inadeguatezza del Welfare, l’oblio in cui sopravvivono gli “Over Age”, i “Seniores” del Bel Paese, ingenerosamente sacrificati alla cinica logica del puro profitto, privati dei loro inalienabili diritti costituzionali per sopravvenuti limiti di età. E lo sport? Lo sport costituisce un vulnus grave, anche se l’Italia è semifinalista nel Calcio Europeo e farà un figurone ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokio. Dopo settantatré anni non esiste ancora una vera via alla migliore qualità della vita e della prevenzione salute per tutti gli italiani attraverso l’attività fisica e sportiva, mentre colpevolmente si tarda a concepire il recupero di una carenza inaccettabile, quella della mancanza di attività motoria nella Scuola Primaria, mentre si continua a fare confusione intorno al concetto di sport, come fenomeno sociale aperto alla partecipazione di ognuno, a prescindere dallo spettacolo e dal professionismo.

Ruggero Alcanterini

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