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La porta dell’inferno

Lasciate ogni speranza o voi che entrate … La grandezza del sommo Dante continua a manifestarsi con una forza sconcertante, soprattutto quando la Commedia verte più sul diabolico che sul divino, sul perverso piuttosto che sul virtuoso. Faccio ovviamente riferimento all’Inferno reale, non dissimile dal surreale immaginario, che nel Terzo Canto pone giustamente gli ignavi nell’Antinferno, come giusta premessa, come porta d’accesso, oltre la quale, tra le peggiori pene inflitte c’è quella dell’orrore senza pari, del sisma da urlo, senza appello, tra mille roghi, fulmini accecanti e tuoni assordanti. Come l’Alighieri, che non riusciva a capacitarsi del gran rifiuto di Celestino V e di altre faccende inquietanti del suo tempo, sentivo da un po’ l’alitare di una brutta aria, ma non pensavo che fosse possibile il ripetersi di un fenomeno così particolare e straordinario da ritenersi impossibile in natura. E invece, no! L’avviso di garanzia, l’avvertimento che in Italia equivale ad un giudizio per direttissima, piuttosto che ad una condanna definitiva anticipata, si è riproposto come una ricorrente eclissi solare ed è puntualmente giunto al Ministro, Vice Presidente del Consiglio , Matteo Salvini, ieri, al culmine di una tensione nazionale ed internazionale, che aveva la stessa intensità che ebbe in occasione dell’avviso per Berlusconi il 21 novembre 1994 a Napoli, dove il giorno prima aveva presieduto la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata , con tutte le conseguenze che sappiamo. Anche allora una forza politica aveva clamorosamente vinto le elezioni, sconvolgendo attese e squilibri, che si erano realizzati con l’operazione Tangentopoli in barba alla Costituzione del ’48, togliendo le mutande alla politica ed arrivando a brutalizzare finanche i tentativi riparatori di un Ministro della Giustizia assolutamente autorevole com’era Giovanni Conso, nel responsabile ma vano intento di restituire dignità appunto alla politica, ai partiti e all’Esecutivo in carica del Paese (infatti il Presidente Oscar Luigi Scalfaro pressato dalla magistratura cambiò orientamento e non controfirmò il decreto del 5 marzo 1993, provocando le immediate dimissioni del Ministro, poi rientrate). Non voglio arrivare alla tragica vicenda che vide principale protagonista Bettino Craxi e la definitiva liquidazione in Italia della politica con la “P” maiuscola, dei partiti storici , della prima Repubblica. dell’ economia e delle plus valenze internazionali, con una catastrofe di cui paghiamo ancora oggi e in modo esponenziale, tangibile, le conseguenze, né voglio parlare di tutti gli altri ministri della giustizia messi in mora tra il 1993 e il 1998, da Martelli a Biondi, da Mancuso a Flick, ma mi limito alla vicenda che coinvolse l’attuale Sindaco di Benevento, allora Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dimessosi il 16 gennaio 2008 per un avviso di garanzia (con processo per presunti illeciti ed assolto nove anni dopo) che fece saltare in aria il Governo Prodi e modificò ancora una volta in modo anomalo e irreversibile la nostra storia. Voglio ricordare, che può piacere o non piacere l’esito di una consultazione elettorale nazionale, ma mettere in discussione alla radice il motivo fondamentale che ha orientato il consenso di decine di milioni di cittadini, equivale a gettare il cerino nel fusto di benzina. E’ evidente che il buon senso non sempre collima con la forma e che anzi rischia di collidere, ma se la forma è appunto sostanza come lo è in questo caso, a fronte di una situazione equivalente al concetto di “tempesta perfetta”, la decisione della Magistratura di mettere in mora l’azione del Governo sulla vicenda “Diciotti”, sovraccarica di simboli e significati, va ben oltre il problema dei migranti, comunque degni del più assoluto rispetto, salvati su di una nave militare italiana in un nostro porto sicuro, piuttosto che su una ONG in balia delle onde o in un terragno Centro di Prima Accoglienza, senza le qualità di un hotel stellato. Nel bene e nel male, è evidente che in alternativa agli orientamenti dei governi precedenti, con il palese suffragio della maggioranza degli italiani, si sta cercando di modificare un andazzo, che attualmente stabilisce di fatto la serie B dei Paesi rivieraschi come Italia, Spagna e Grecia, rispetto alla A degli altri, Francia compresa, nell’Europa Comunitaria e che vede proprio nella fondamentale questione dei flussi migratori uno dei nodi da sciogliere in modo equo e sostenibile, pena l’inutilità e quindi la stessa sopravvivenza del coordinamento in quel di Bruxelles con tutto il suo caravanserraglio di Commissioni e Commissari, regole e paletti, bandi e contributi, PON e POR, che fanno del progetto ideale dell’Europa delle Nazioni, storicamente condiviso da Mazzini e Spinelli, passando per Garibaldi, un pleonastico odioso agglomerato burocratico ed un peloso marchingegno eurocentrico al servizio delle lobby bancarie, sino all’essenzialità del “chi se ne frega”, ovvero a “ognun per se e Dio per tutti”, quando gli interessi di bottega diventano irresistibili. In ogni caso, dietro quella porta chiusa al principio della condivisione dei flussi migratori, che assediano il Vecchio Continente e penalizzano l’Italia, il crollo dei ponti, ovvero l’occhieggiare dei terremoti, piuttosto che di eventi atmosferici straordinari o la sistemazione del sistema previdenziale e del lavoro, la quadratura dei conti, quella generale dello Stato e quella delle singole famiglie, non sarebbero facilitate da una crisi di questo Governo, in questo momento. Il film di quanto potrebbe accadere lo abbiamo già visto e sappiamo quanto siano ridotti i margini di un algoritmo possibile del consenso popolare, che anzi nel breve termine tenderebbe ancora di più a radicalizzarsi.

E come scrisse Dante: …
« Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ‘l primo amore ;
dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterna duro.
Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate.
Queste parole di colore oscuro vid’io scritte al sommo d’una porta … ».

 

Ruggero Alcanterini

Direttore responsabile de L’Eco del Litorale

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